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Commenti al Sinodo di Creta dall’ecumene cristiana

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Liturgia di pentecoste durante il concilio
Liturgia di pentecoste durante il concilio

Da decenni atteso, sperato, sognato, temuto, avversato il Grande e Santo Sinodo delle Chiese ortodosse si è tenuto a Creta, dal 20 al 25 giugno: nell’imminenza della sua apertura e poi durante la sua celebrazione numerosi sono stati i luoghi dove i cristiani hanno pregato per il Sinodo, manifestando così come esso avesse assunto un valore che andava ben oltre i confini del mondo ortodosso. Fuori dal Sinodo, fuori dal mondo ortodosso, si sono così moltiplicati gesti e parole che testimoniavano un interesse che nasceva dalla consapevolezza che si stava vivendo un momento particolarmente significativo non solo per la comunione ortodossa ma per l’intero movimento ecumenico, proprio alla luce della lunga, articolata e difficile preparazione, tanto più dopo che, proprio alla vigilia dell’apertura, alcune Chiese ortodosse avevano annunciato di aver preso la decisione di non partecipare al Sinodo, mentre altre si mostravano fredde, tanto da proporre di ridefinire la natura del Sinodo.

I mass-media hanno consentito di seguire passo a passo la celebrazione del Sinodo che si è conclusa con l'approvazione dei documenti - quelli che erano sopravvissuti alla ridefinizione dell’ordine del giorno nella riunione di gennaio, a Chambésy - che hanno ricevuto qualche commento, spesso non entusiasta, dal momento che si è posto l’accento sul contenuto minimale, senza tener conto che anche nella formulazione dei documenti il Sinodo si era proposto di lasciare la porta aperta per future convergenze e future convocazioni. Anche in considerazione di questi commenti, spesso affidati a incontri pubblici e a riflessioni tra studiosi, è sembrato venire meno l’interesse per il Sinodo come se fosse stata una grande occasione perduta.

Di fronte a questa sensazione, che appare così fuorviante dal momento che non considera i tempi di ricezione di un evento come il Sinodo panortodosso, può essere utile vedere come il Sinodo è stato letto fuori dai confini del mondo ortodosso; si tratta solo di citare alcuni dei tanti commenti, ancora in corso, sui quali meriterebbe fare un’indagine sistematica proprio per comprendere quanto ecumenico sia stato il Sinodo panortodosso di Creta, sul quale già si annunciano momenti di confronto scientifico per una valutazione storica-teologica. Tra i commenti al Sinodo vanno ricordate le parole del rev. Christopher Hill, presidente della Conferenza delle Chiese Europee, che ha delineato la preistoria, la preparazione e lo svolgimento del Sinodo Panortodosso per favorire una conoscenza di quel che è stato questo incontro e come esso deve essere collocato nel quadro della presenza delle comunità ortodosse nel XXI secolo nel mondo; in questo suo commento, pubblicato a pochi giorni dalla conclusione del Sinodo, Hill, che è stato uno degli osservatori delle Chiese sorelle al Sinodo, si è soffermato soprattutto sulle ragioni dell’assenza di quattro Chiese ortodosse, sulle modalità della partecipazione delle altre, sul contenuto dei documenti e sulla sessione conclusiva, ricordando quanto gli assenti sono stati presenti nel Sinodo, che «il Sinodo come “evento” ora si è concluso, ma come processo nella Chiesa ortodossa è appena iniziato; e ciò sarà vero anche per quanti ne mettono in discussione l’autorità.»

Altro è stato il commento di Basilio Petrà, comparso sulla rivista on-line Il Mantello di Giustizia che non si è limitato a una cronaca di quanto era successo, ma ha presentato i documenti approvati e, soprattutto, ha delineato le prospettive ecumeniche che si sono aperte con la celebrazione del Sinodo, pur tra defezioni e accordi al ribasso, del quale viene offerta una valutazione positiva; infatti «il suo stesso svolgersi ha messo ancora più chiaramente in luce che esso non potrà portare pieno frutto se l’Ortodossia non elaborerà un’adeguata teologia dell’autocefalia, capace di armonizzarsi anche proceduralmente con la comprensione cattolica e pienamente sinodale della Chiesa».

Una valutazione positiva del Sinodo si può leggere anche nel portale del Movimento dei focolari dove si dice: «E quest’assise segna il passo di nuove aperture: nell’ecumenismo e nel dialogo interreligioso, alle scoperte scientifiche e tecnologiche; spende energie per la questione ecologica, e per il dramma delle migrazioni e dei cristiani perseguitati in Medio Oriente; apre “l’orizzonte sull’attuale mondo multiforme”», citando, proprio per rafforzare questa valutazione positiva, anche alcune parole di papa Francesco, al ritorno dalla visita pastorale dall’Armenia.

Particolarmente interessante sono le note del teologo cattolico James Likoudis, comparse su The Wanderer Newspaper il 14 agosto 2016; in questo articolo Likoudis, nato in una famiglia di tradizione greco-ortodossa ma poi entrato nella Chiesa cattolica, dedicando la sua vita alla riflessione ecumenica, ripercorre la cronaca del Sinodo e i documenti approvati per presentare le critiche di coloro che erano contrari non solo alla celebrazione del Sinodo, ma soprattutto una riflessione ecclesiologica che promuova la comunione reale tra i cristiani, superando vecchie concezioni teologiche, alimentate dalla preoccupazione di separare verità e eresia.

Su un altro piano si collocano le riflessioni di voci dal mondo ortodosso che sono state ospitate dalla stampa cattolica con il chiaro intento di offrire degli elementi per comprendere il significato del Sinodo di Creta per la Chiesa ortodossa e per le altre Chiese cristiane; tra i numerosi interventi sembra opportuno ricordarne almeno uno: su «America», il 3 agosto 2016, è comparsa una lunga intervista del gesuita Sean Salai al padre ortodosso Edward Henderson, attualmente responsabile di una comunità a Berkeley; in questa intervista si offre una lettura del Sinodo all’interno del quadro dei rapporti ecumenici intraortodossi e tra le Chiese ortodosse e la Chiesa cattolica, indicando come, al di là della celebrazione del Sinodo, ci sono degli aspetti sui quali è necessario riflettere per favorire una sempre migliore comprensione di come costruire la comunione, come nel caso delle Chiese greco-cattolica che « sembrano aver perso parte della loro autonomia rispetto alle loro tradizioni orientali per resdtare o tornare unite a Roma». Per Henderson, che affronta anche la questione dei rapporti tra gli ortodossi di diversa tradizione in Nord America, è fondamentale ricordare che «Lo Spirito santo guida la Chiesa, guida i suoi vescovi e i suoi sinodi, così che noi possiamo restare sul cammino della salvezza. Se il sinodo è stato guidato dallo Spirito santo ci sarà rivelato, così come ci sarà rivelato se non lo fosse stato. La cosa più importante da fare è di sforzarci di vivere secondo il Vangelo, di pentirci dei nostri peccati e di partecipare alla vita della Chiesa».

Riccardo Burigana per Finestra ecumenica