“La buona notizia della sola grazia”

Convegno ecumenico internazionale Giustificazione. L’evangelo della grazia Monastero di Bose – 26-28 maggio 2017
Convegno ecumenico internazionale Giustificazione. L’evangelo della grazia Monastero di Bose – 26-28 maggio 2017

Domenica 28 maggio si è concluso a Bose l’VIII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità della Riforma, “Giustificazione. L’evangelo della grazia”, con gli interventi del cardinal Walter Kasper e del pastore Paolo Ricca (Roma). “Viviamo insieme sotto l’orizzonte della sola grazia”, ha affermato il cardinale, rallegrandosi – come diversi dei relatori che l’avevano preceduto – del cammino ecumenico compiuto dalle chiese negli ultimi cinquant’anni. Questa convergenza però non può nascondere le difficoltà, in ambito sia cattolico sia evangelico, per tradurre il messaggio della giustificazione in un linguaggio vitale per l’uomo contemporaneo e in una prassi di comunione tra le chiese. Se un accordo (come quello storico del 1999 tra cattolici e luterani sulla dottrina della giustificazione) rappresenta una tappa del cammino, va letto anche come un punto di partenza per riprendere la strada verso una comunione più ampia: il dibattito conclusivo del convegno ha manifestato come le sfide per il dialogo futuro siano ormai le questioni etiche e la problematica dell’intercomunione.

Il convegno, tenutosi dal 26 al 28 maggio al Monastero di Bose, intendeva associarci alle commemorazioni del V centenario della Riforma protestante in corso durante il 2017, affrontando in chiave ecumenica uno dei temi fondanti del movimento riformatore del Cinquecento: la giustificazione. Il ricco percorso intendeva rileggere tra cristiani e teologi appartenenti a chiese diverse la gratuità della grazia, la buona notizia della giustificazione per fede del peccatore, e il suo significato liberante, oggi come nel Cinquecento, per ogni persona.

Aprendo queste giornate di riflessione, fr. Enzo Bianchi, fondatore di Bose, ha sottolineato che la buona notizia dell’evangelo presenta a tutti un Dio che non ama solo i giusti, ma “rende giusto l’uomo peccatore”, un Dio la cui giustizia “si manifesta sempre come misericordia, mai meritata, sempre gratuita”. “Sviluppare questo messaggio, ancora oggi, si rivela di un’attualità assoluta per tutti i cristiani e può aiutare ad aprire la via a una piena unità visibile tra i discepoli di Cristo”, ha affermato, evocando la “pietra miliare” dell’accordo sulla giustificazione del 1999 e l’inattesa quanto audace partecipazione di papa Francesco alla celebrazione di apertura del giubileo della Riforma, il 31 ottobre scorso a Lund (Svezia). Il teologo André Birmelé (Strasburgo) ha poi voluto – a partire dalla parabola del figlio ritrovato (Lc 15,11-32) – cercare nuovi linguaggi per esprimere la realtà della grazia offerta da Dio, affinché sia possibile all’uomo contemporaneo comprenderla in maniera “esistenziale”. Questa diversità di linguaggi affiora in realtà già nel Nuovo Testamento, come ha brillantemente mostrato il biblista Elian Cuvillier (Montpellier), tracciando una linea tra l’epistolario paolino e la Lettera di Giacomo.

Il tema è poi stato riletto nei suoi riflessi e nella sua ricezione nel corso della storia della chiesa. Tre momenti chiave per l’implicazione interconfessionale della questione sono stati scelti: lo storico luterano Matthieu Arnold (Strasburgo) ha presentato la scoperta del giovane Lutero, “uno sconvolgimento progressivo di tutta la sua esistenza, del passaggio dal timore di un Dio giusto all’amore per un Dio che rende giusto colui che ama” che non poteva non avere per lui ripercussioni pastorali ed ecclesiali. Il teologo gesuita Bernard Sesboüé ha poi preso in esame il decreto del concilio di Trento sulla giustificazione, “un documento che i protestanti avrebbero potuto accettare”, ma che non è riuscito a conciliare le posizioni cattolica e luterana principalmente per il ritardo con cui è stato formulato e per l’utilizzo di un linguaggio formale, distante da quello fortemente esistenziale dei riformatori. Infine, il professore valdese Fulvio Ferrario (Roma) ha messo in luce l’approccio dialettico di Karl Barth al tema della giustificazione e le sue riprese critiche nella teologia evangelica del secolo scorso.

La mattinata della seconda giornata del convegno prevedeva un approccio di tipo sistematico al tema. La teologa anglicana Sarah Coakley (Cambridge) ha messo a confronto i due concetti di “Giustificazione e misericordia”, mostrando il rapporto che Paolo stabilisce tra queste due nozioni in rapporto a Israele: nel suo pensiero, “l'idea di misericordia è particolarmente importante per la comprensione del giudaismo e del suo significato divino provvidenziale, mentre il tema della giustificazione è di primaria importanza per la riflessione paolina sull'estensione alle genti delle promesse che Dio ha fatto a Israele”. Si tratta allora di riflettere su questi due concetti insieme, invece di considerarli come alternative concorrenti: hanno infatti bisogno l'uno dell'altro, sempre con la consapevolezza dell'eccedenza della misericordia divina. Oltre ad ampliare il dialogo ecumenico, tale riflessione, per la professoressa Coakley, “stimolerà in particolare il processo storico, continuo e impegnativo, di riconciliazione tra ebrei e cristiani”. Nella sua conferenza, il riformato Christophe Chalamet (Ginevra), in una fine riflessione, ha indicato come la giustificazione del peccatore da parte di Dio – questa giustizia che si volge verso i piccoli, verso quelli che contano meno di niente, verso chi non si considera saggio – implica tutta la persona e la trasforma radicalmente. Poiché “Giustificazione e chiesa” era già stato oggetto di importanti documenti ecumenici degli anni ’90, il teologo cattolico Jean-François Chiron (Lione) ha poi allargato la riflessione alla valenza ecclesiale della questione, a partire dalla domanda sul posto della chiesa nel progetto di salvezza del credente da parte di Dio.

Il pomeriggio della seconda giornata era interamente dedicato alle considerazioni prettamente ecumeniche sull’argomento. Dapprima hanno preso la parola due membri della Commissione di dialogo luterano-cattolica: don Angelo Maffeis (Brescia) ha delineato con precisione i nodi del dibattito ecumenico intorno alla Dichiarazione congiunta sulla giustificazione (1999) e la sua ricezione da parte delle diverse chiese confessionali, mentre il luterano Dirk Lange (Saint Paul, MN), redattore principale della liturgia celebrata a Lund da papa Francesco con i responsabili luterani mondiali, ha mostrato come l’accordo sulla giustificazione abbia aiutato a far passare le chiese “dal conflitto alla comunione”, e come tale accordo non possa fermarsi a livello teologico, ma debba tradursi nel concreto ed entrare nella vita e nelle celebrazioni delle comunità. Successivamente Susan Durber (Taunton), teologa riformata moderatrice della commissione Fede e costituzione del Consiglio ecumenico delle chiese, ha collegato giustificazione e giustizia umana, nella logica del “Pellegrinaggio di giustizia e pace” indetto dall’istituzione ginevrina. Per lei, la logica della giustizia di Dio, che va teologicamente ed ecumenicamente vagliata, è una logica di dono più che di diritto, che investe tutto l’agire sociale e politico dei cristiani.

Gli Atti di queste ricche giornate di riflessione e di scambio – che hanno radunato un buon centinaio di partecipanti provenienti da Italia, Francia, Svizzera, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Inghilterra e Stati Uniti – verranno pubblicati (come quelli del convegno del 2015, Riformare insieme la chiesa) presso le Edizioni Qiqajon della Comunità di Bose.