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Tradurre per camminare

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Riccardo Burigana per Finestra ecumenica

«Il nostro auspicio è che questa nuova traduzione non rimanga solo un’interessante avventura editoriale e culturale, ma che venga usata anche nelle chiese per il culto e nelle case per la lettura personale»: queste parole si possono leggere nell’introduzione, firmata dal pastore Eric Noffke e da Valdo Bertalot, rispettivamente presidente e segretario della Società Biblica in Italia, alla nuova versione del Nuovo Testamento curata dalla medesima S.B.I. in occasione del 500° anniversario della Riforma. Questa nuova versione del Nuovo Testamento (Bibbia della Riforma. Il Nuovo Testamento, nuova traduzione dal testo greco, Roma, Società Biblica in Italia, 2017, pp. 588 – qui una prima recensione), è stata presentata a Roma il 28 ottobre nella giornata nella quale gli evangelici italiani hanno voluto fare una memoria comune della Riforma, e fa parte di un progetto per una nuova traduzione delle Sacre Scritture, partito nel 2013 e che si pensa di concludere nel 2023 con la pubblicazione dell’intera Bibbia, come affermato da Valdo Bertalot che ha sottolineato la novità di questa traduzione, fondata su un’attenta e rigorosa lettura dei testi originali. Infatti questa traduzione è diversa dalle precedenti pubblicate dalla Società Biblica, dal momento che le altre dipendevano dalla traduzione di Giovanni Diodati (1576-1649), che l’aveva pubblicata nel 1607 a Ginevra, dove era nato, figlio di una famiglia lucchese rifugiatasi nella città svizzera per motivi religiosi. 

Si sarebbe tentati di dire che con l’offerta di una traduzione delle Sacre Scritture condivisa da tutti gli evangelici, la Società Biblica è tornata alle proprie origini, quando un gruppo di cristiani inglesi, che appartenevano a tradizioni diverse ma tutti riconducibili al mondo della Riforma, decisero di tradurre insieme la Bibbia in lingua materna in modo da far tornare la Bibbia nella vita quotidiana di tutti i credenti, proponendo la traduzione a un prezzo accessibile e in un formato di facile lettura. Fin dalla sua fondazione, nel 1804, l’opera della Società Biblica Britannica e Forestiera si è sviluppata in mille direzioni, promuovendo la traduzione in lingua materna del testo biblico, talvolta solo di alcuni libri, in una molteplicità dei paesi, tanto da favorire spesso un rinnovamento della Chiesa a partire dall’annuncio della Parola di Dio. Dal 1804 la Società Biblica ha attraversato varie stagioni, nelle quali costante è stata l’idea che la lettura e la conoscenza della Bibbia dovesse essere sempre più ampia possibile; la Società Biblica nel suo dispiegarsi nel mondo, con la creazione di tante società bibliche locali, si è dovuta confrontare con molte difficoltà, anche nel rapporto con le Chiese, mentre si è trovata sempre in profonda sintonia con le società missionarie e, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, con molti di coloro che erano convinti che i cristiani dovessero ripensare l’unità visibile della Chiesa in termini non più solamente confessionali, ma come obbedienza al comando di Gesù Cristo per un’unità che tenesse conto della diversità delle singole tradizioni cristiane. Proprio la lettura della Scrittura in lingua materna ha costituito un passaggio fondamentale nella nascita del movimento ecumenico contemporaneo, dal momento che da una parte mostrava le radici bibliche dell’ecumenismo e dall’altra aiutava a comprendere come le traduzioni del XVI secolo rappresentassero una fonte preziosa per il cammino ecumenico ma non potessero più essere usate per giustificare divisioni e contrapposizioni.

Di fronte all’opera della Società Biblica la Chiesa cattolica ha sottolineato come essa dovesse essere considerata estranea alla sua tradizione, formulando in alcuni casi delle condanne esplicite, anche se non erano pochi coloro che, sempre all’interno della Chiesa cattolica, ponevano la questione della necessità di avere una traduzione in lingua materna della Bibbia, soprattutto per favorire l’attività missionaria. Queste proposte, spesso formulate in modo da non suscitare immediate reazioni negative da Roma, si incontrarono con l’attività della Società Biblica dando vita a una serie di iniziative, sulle quali sarebbe più che opportuno promuovere ricerche storico-teologiche sistematiche per comprendere come e quanto queste iniziative abbiano giocato un ruolo nelle diverse tradizioni cristiane per rafforzare il movimento ecumenico.

Con la celebrazione del concilio Vaticano II, nel quale si trovano echi delle iniziative ecumeniche per una traduzione della Bibbia in lingua materna per le terre di missione, il rapporto tra Chiesa cattolica e la Società Biblica muta radicalmente, come appare evidente, tra l’altro, nel capitolo 6 della Dei Verbum; da questo testo come da altri testi conciliari e, più in generale, da un rinnovato approccio alla Parola di Dio, operato dal Vaticano II e sostenuto da Paolo VI, nella riscoperta delle tradizioni cristiane dei primi secoli, sono nate nuove occasioni di collaborazione e di condivisione per la traduzione interconfessionale in lingua materna, anche grazie alla firma, nel 1968, del documento Principi guida per la cooperazione nella traduzione della Bibbia, da parte del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiane e della Società Biblica, documento rivisto nel 1987 e nel 2005.

In Italia le vicende della Società Biblica sono profondamente intrecciate alla storia religiosa e civile a partire dalla circolazione delle prime parziali traduzioni della Bibbia nel corso del XIX secolo in lingue diverse, specchio della divisione politica dell’Italia e della frammentazione linguistica; nella lunga stagione dell’evangelizzazione missionaria dell’Italia da parte del protestantesimo, cioè negli anni che vanno dalla proclamazione del Regno di Italia fino alla I guerra mondiale, la Bibbia, anche quando tradotta in italiano, è stata uno degli oggetti del confronto tra cristiani, spesso polemicamente aspro, che ha impedito per anni di scoprire percorsi di dialogo, anche in Italia, come accadeva in tanti altri paesi, secondo quanto stava facendo il movimento ecumenico contemporaneo.

La celebrazione del Vaticano II ma, soprattutto, l’assunzione della guida della Società Biblica in Italia da parte del pastore valdese Renzo Bertalot (1929-2015) che, per formazione teologica – aveva conseguito un dottorato in teologia presso la McGill University di Montreal – e per esperienza pastorale – aveva seguito le comunità italiane a Montreal e poi, rientrato in Italia, la realtà veneziana – aveva compreso come la traduzione interconfessionale della Bibbia dovesse diventare un laboratorio ecumenico dove confrontare tradizioni esegetiche diverse, che erano alla base di posizioni teologiche contrastanti, in uno spirito che consentisse di giungere alla redazione di una traduzione condivisa in grado di promuovere un ripensamento del patrimonio dottrinale delle singole confessioni cristiane in una prospettiva ecumenica. La sua posizione, che tanto dibattito suscitò all’interno del mondo evangelico in Italia, lo portò ben presto a collaborare con la Chiesa cattolica, coinvolgendo in questa nuova stagione della traduzione interconfessionale delle Sacre Scritture vescovi, come mons. Alberto Ablondi (1924-2010), e autorevoli biblisti, come il gesuita Carlo Maria Martini (1927-2012) e il salesiano don Carlo Buzzetti (1943-2011), solo per fare due nomi; a questa stagione si deve la prima traduzione interconfessionale del Nuovo Testamento (1976) e poi dell’intera Bibbia (1985). 

Il suo successore, Valdo Bertalot, non ha solo proseguito sulla strada di una sempre più attiva collaborazione con la Chiesa cattolica nella diffusione della traduzione interconfessionale, ma ha saputo, soprattutto negli anni immediatamente precedenti e seguenti la celebrazione del Grande Giubileo del 2000, in un tempo cioè non semplice per il dialogo ecumenico in Italia, aprire nuovi orizzonti all’opera della Società Biblica, promuovendo nuove traduzioni di singoli libri, spesso accompagnate da immagini e riflessioni orientative, legate alla tradizione locale della presenza di un apostolo. Da questo punto di vista esemplare può essere considerata la pubblicazione di una nuova traduzione del vangelo di Matteo, accompagnata da un volume con un interventi su vangelo e sull’apostolo (Vangelo secondo Matteo, Roma, Società Biblica Forestiera & Britannica, 2002 e Matteo, Salerno e l’Europa, Roma, Società Biblica Forestiera & Britannica, 2002): questa pubblicazione era il frutto di una collaborazione con le Chiese di Salerno, dove, secondo la tradizione, è conservato il corpo dell’Apostolo.

La nuova traduzione delle Sacre Scritture, curata dalle Chiese evangeliche in Italia, della quale il Nuovo Testamento è ora disponibile, si colloca quindi in questo panorama di iniziative e di proposte della Società Biblica in Italia, tra le quali va ricordato almeno il progetto Bibbie per Lampedusa, per rendere sempre più familiare il testo biblico a tutti, non solo ai credenti, nella convinzione che attingere alla Parola di Dio scritta aiuti le Chiese a vivere la comunione e la società contemporanea a superare ignoranza e paure.