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Lettera pasquale di Giovanni X

 

Per il terzo anno consecutivo, celebriamo la pasqua e tuttavia la preoccupazione aumenta, la paura cresce, la distruzione si estende, il male e la morte dominano in ogni tempo e ovunque. Come possiamo festeggiare la resurrezione mentre il paese è nel disastro, gli affamati sono numerosissimi e i rifugiati aumentano? Come viviamo la resurrezione se la croce è sempre dominante?
È il mistero della croce, “tramite la quale è venuta la gioia a tutto il mondo”. Tramite la croce avviene la vera resurrezione, altrimenti essa è una poesia teorica e una bella canzone. Il mondo non ama la croce, esso vuole che la morte sia assente, ma le croci lo circondano da tutte le parti. Il fedele non chiude gli occhi dinanzi alla vista delle croci, ma le affronta con lo spirito della resurrezione, e da queste croci fa sorgere la nuova vita e le veste con la luce della vita. L’energia della resurrezione fa dalla croce uno strumento di gioia, una via di vita, una testimonianza dell’amore e un segno di partecipazione e di comunione.

Come possiamo vivere la resurrezione? Come la possiamo incarnare nella nostra vita? Come la possiamo trasferire dalle pagine dei libri alla nostra realtà vissuta?
Festeggiamo la resurrezione e la viviamo quando non lasciamo il male entrare in noi e dimorare nei nostri cuori, per quanto forte esso sia. Viviamo la resurrezione quando non confrontiamo il male con il male. La viviamo quando proviamo a purificare noi stessi, incessantemente, dai segni dell’odio. Fissiamo lo sguardo verso la verità alla quale siamo stati invitati, la verità che, scoperta, ci libera dalle catene del male. Scopriamo la verità che sta nell’altro e notiamola, piccola o grande che sia, perché da essa iniziamo e ci aiutiamo l’un l’altro per poter costruire la patria dell’uomo.