Fedeli al futuro!

 

Questa fiducia ricevuta è poi una fiducia che fa vivere.
E vorrei soffermarmi per un momento sulle significative trasformazioni che il nostro protestantesimo sta vivendo proprio in questo momento, e di cui la cui creazione della chiesa unita è un segno.

Dalla loro prima apparizione e per cinque secoli, essere protestanti in Francia ha significato non essere cattolici. I protestanti hanno costituito una sorta di alternativa ultraminoritaria al culto dominante. Questo per loro disgrazia, dato che avveniva in tempi di persecuzione. Ma per loro orgoglio, quando venivano identificati dalla parte del progresso, della Repubblica o della laicità. E questo ha costituto una risorsa identitaria inesauribile e, di fatto, confortevole: il protestantesimo viveva in qualche modo appoggiato contro il cattolicesimo. Ha dunque sviluppato un modo di essere chiesa adattato a questo contesto. Si è autocompreso come un piccolo gregge, per riprendere un’immagine biblica. Un piccolo gregge capace di aiuto reciproco, che tesseva forti solidarietà interne, che amava i marcatori discreti e visibili solo da parte degli iniziati, che verificava regolarmente la propria fedeltà. Questo modo di essere chiesa, allora pertinente, gli ha permesso di attraversare le prove e i secoli.

Ma questo mondo è cambiato. È addirittura scomparso. Le istituzioni religiose sono ormai marginali, le convinzioni sono individualizzate, le affiliazioni sono fluttuanti. Dal 2008, le persone atee e agnostiche dichiarate costituiscono la maggioranza in Francia. Il cattolicesimo, naturalmente, ma anche l’insieme cumulativo dei culti rappresenta sempre più una minoranza. Il protestantesimo francese quindi non può più esistere appoggiandosi contro un altro culto. Non c’è da dispiacersene. È così. Ed è probabilmente la chance di trovare un nuovo modo di essere chiesa, un modo pertinente a questo mondo.

Ecco la nostra grande sfida per questa generazione: integrare questo completo rovesciamento di ciò che noi siamo stati per lungo tempo, per essere fedeli oggi e domani all’evangelo che abbiamo ricevuto, al nostro modo di comprenderlo e di condividerlo. Per il nostro protestantesimo, si tratta di passare dalla connivenza alla condivisione, dall’inter nos all’incontro, da una chiesa che si stringe nelle spalle a una chiesa che apre le sue braccia. Da una chiesa di membri a una chiesa di testimoni.
Questo cambiamento non è a venire, è già in corso, e vi siamo già coinvolti. Molteplici segni lo indicano […] Ciò che possiamo percepire in tutti questi mutamenti in atto nel piccolo protestantesimo francese luterano e riformato – mutamenti più radicali di quanto spesso non pensiamo – è una fiducia all’opera. Una fiducia ricevuta, dicevo, e una fiducia che fa vivere. In altre parole: una fiducia nel domani.

Sì, il domani vale la pena di oggi. Il domani vale la gioia di oggi. Il domani vale la speranza lucida e attiva di oggi. Le mille ragioni – sociali, economiche, finanziarie, ecologiche... – per considerare il futuro come una minaccia e, peggio ancora, come illeggibile, non possono abbattere questa certezza: colui che in Gesù Cristo si è immerso nel cuore della condizione umana, colui che ha lasciato la tomba vuota, colui che per primo ci ha fatto fiducia, ci dà appuntamento per domani. Lì ci precede e ci viene incontro.

Celebrare la nascita della chiesa protestante unita significa attestare una fiducia che fa vivere e che farà vivere domani. E quindi significa attestare una fiducia che impegna.

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