Fedeli al futuro!

 

Una fiducia che impegna. E con questo concludo.
Noi crediamo che Dio ama il mondo. Noi crediamo persino che Dio ne “va pazzo”! E lo ama in grande […] Ed è perché Dio ama il mondo e i suoi abitanti che vi si è fatto conoscere come un servo.

Al cuore dell’evangelo, come la Riforma l’ha ricevuto, sta questa scoperta: Dio viene non per essere servito, ma per servire. Per servirci. In Cristo, il Dio vivente si mette ai nostri piedi. L’altezza a cui Dio si trova è ormai a livello del suolo. Quando osiamo abbandonarci a questo servizio sconvolgente, sperimentiamo che tutta la nostra vita è nelle sue mani, che ciò che sembra umile diventa glorioso, quello che è debole diventa forte. Per amore, per niente, per grazia, ci libera da ogni falso valore, da qualsiasi potere, da qualsiasi fatalità. Soprattutto, ci libera dalla preoccupazione per noi stessi.
E il fatto di essere così liberati dalla preoccupazione per noi stessi ci impegna al servizio degli uomini. Per questo la chiesa protestante unita trova il proprio fine non in sé, ma in un rinnovamento della sua missione, del suo servizio. Per questo è stata creata. Per questa ragione siamo qui. La fiducia ricevuta da Dio, questa fiducia che fa vivere, è una fiducia che ci impegna.

Vogliamo dunque dimostrare che servire è bene. È bene servire, impegnandosi nella preghiera, che dilata la nostra vita alle dimensioni dell’amore di Dio per il mondo. È bene servire, impegnandosi nella diaconia, nel servizio sociale, che ci rende vulnerabili agli altri e a Dio. È bene servire, impegnandosi in una testimonianza esplicita, che sparge ai quattro venti i semi del regno di Dio. Queste sono le tre dimensioni del servizio per il quale Cristo ci libera e nel quale ci impegna. Ed è così che noi possiamo rendere contagiosa la fiducia che abbiamo ricevuto e che ci fa vivere.

Sì, noi l’attestiamo, c’è una felicità nel servire gli altri, nell’impegnarsi per loro. Eppure, tutto ci spinge a preoccuparci unicamente di noi stessi. Tutto, a partire dalla trasformazione del più piccolo evento intimo in spettacolo, o dall’ideologia del mercato quando diventa una religione onnipervasiva che fa delle mie voglie l’unico parametro valido. Ma noi crediamo – anzi, di più: noi sperimentiamo – che c’è una felicità nel servire più che nel servirsi. È il servizio che tesse con pazienza la tela della fiducia.
Dobbiamo ripeterlo prima di tutto a noi stessi: costruire la fiducia è l’opposto di un quietismo compiaciuto; è una pratica, è uno sforzo, è una lotta, spesso contro se stessi in primo luogo e poi contro la sfiducia che sempre si rinnova. Dobbiamo anche condividere questa convinzione e ricordarla a tutti coloro che hanno una responsabilità sociale, sia essa politica, nelle imprese, nei media, nel campo educativo, ecc. E noi possiamo, proprio per la fede di Gesù Cristo che ci è donata, non aver paura di impegnarci nel campo della responsabilità sociale.