Riunione annuale del DIM Italia

Fonte Avellana (PU)
Fonte Avellana (PU)

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DIM - Dialogo Interreligioso Monastico
DIM - Dialogo Interreligioso Monastico
DIM - Dialogo Interreligioso Monastico
23 novembre 2013

 

Nei giorni 22-24 ottobre 2013 il gruppo italiano del Dialogo Interreligioso Monastico ha vissuto l’importante e significativo momento della sua riunione annuale, quest’anno tenutasi presso il monastero di Fonte Avellana (PU). La collocazione remota nell’Appennino umbro-marchigiano dell’antico e suggestivo priorato camaldolese non ha scoraggiato la partecipazione che, al contrario, ha visto un incremento rispetto allo scorso anno: trentatré i partecipanti, per due terzi monaci e monache cristiani di diverse appartenenze monastiche (benedettini/e, cistercensi, trappisti, olivetani, camaldolesi, Bose, clarisse e cappuccine) e per un terzo monaci e monache induisti, buddhisti (“tibetani” e zen) e taoisti; erano presenti anche un imam di una confraternita islamica sufi e un professore esperto di dialogo interculturale e interreligioso. Quest’anno il gruppo è stato particolarmente onorato della presenza in mezzo ad esso di p. William Skudlarek, benedettino americano residente nel priorato di Fujimi (Giappone) e segretario generale del DIM, e p. Indunil Janakaratne, sottosegretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, incaricato dei rapporti con il buddhismo.

La calorosa e attenta accoglienza della comunità monastica di Fonte Avellana, assicurataci soprattutto attraverso l’apporto organizzativo di fr. Cesare Bovinelli, monaco di questo monastero e membro del DIM, ha permesso di vivere l’incontro in un clima di vera amicizia fraterna e di profonda comunione spirituale. Il priore di Fonte Avellana, d. Gianni Giacomelli, portando al gruppo il suo saluto di benvenuto, ha mostrato la sua personale e comunitaria sensibilità per il dialogo interreligioso, convinto che – come ha detto – “la nostra interreligiosità è una interumanità” e che un incontro intermonastico come quello che il gruppo avrebbe vissuto “ha un carattere profetico nel mondo che abitiamo”.

I lavori sono stati presieduti dal coordinatore del gruppo DIM Italia, fr. Matteo Nicolini-Zani, affiancato dal segretario, fr. Domenico Placentino, monaci della nostra comunità di Bose. In un primo momento introduttivo il coordinatore ha esposto il senso, il fine e la modalità del dialogo. Consapevoli di essere chiamati a “divenire monaci interreligiosamente”, i membri del gruppo hanno iniziato quest’anno un comune “pellegrinaggio” alla riscoperta delle proprie specifiche identità di ricercatori spirituali e di monaci. L’itinerario di dialogo, nel quale si sono potute conoscere meglio e si sono confrontate le specifiche identità monastiche dei presenti, facendone emergere consonanze e dissonanze, si è articolato in due tappe.

La prima tappa dell’itinerario alla scoperta di “chi è il monaco?” nelle diverse vie religiose ha affrontato il tema: “Il monachesimo come fenomeno antropologico”. In questo primo momento la riflessione è ruotata attorno alla convinzione di fondo secondo cui la vita monastica, perché è vita umana, tende a sviluppare e perfezionare il monaco fino a portarlo alla maturità propria dell’uomo; essa è dunque scuola di umanizzazione. Se il monachesimo è una realtà umana, prima ancora che religiosa, essa ha una dimensione sia preconfessionale sia trasversale e comune a ogni tradizione religiosa.

La seconda tappa del dialogo è stata mossa dalla consapevolezza che, dal punto di vista strettamente lessicale, la parola “monaco” non sfugge alla sua fondamentale intraducibilità da un vocabolario religioso all’altro. Se i partecipanti si sono mostrati concordi nell’affermare che il vocabolario è comune – cioè tutti si riconoscono nella parola “monaco” – tuttavia il senso di questo termine è diverso e proprio a ciascuna tradizione spirituale. La sfida dunque è stata quella di far emergere, al di là e dietro la cortina della definizione lessicale, il vissuto che tale termine veicola nelle diverse vie religiose.

Gli interventi preparati come base del dialogo in questa seconda tappa, che si poggiavano su testi molto ricchi, hanno permesso ai presenti di comprendere meglio l’identità del monaco nell’induismo, nel buddhismo, nel taoismo e nel cristianesimo. Attraverso un vivace scambio di domande e a diversi momenti di confronto seguiti a ciascun intervento, si è cercato anche di valutare gli elementi che fanno del monaco un monaco nelle diverse vie religiose, tenendo davanti soprattutto una domanda: è possibile, ed eventualmente come, arrivare a forgiare una definizione trasversale e condivisa di “monaco”? Celibato, marginalità, ascesi e vita comune sono forme condivise da tutti i monachesimi ?

Tra le molte cose emerse, utili per la riflessione futura, la conclusione dei partecipanti al dialogo: “In quanto monaci di diverse tradizioni religiose, riscontriamo che le pratiche sono molto simili, così come simili sono anche le esperienze e gli effetti di queste pratiche; ma il fine, i fini sono diversi. Come monaci, dunque, camminiamo su una stessa via verso fini diversi”. Invitiamo a leggere sul sito internet del DIM Italia un resoconto più dettagliato dei lavori, stilato dal coordinatore, e ad ammirare alcune foto che ben dipingono il variopinto e gioioso clima dell’incontro.