Il priore di Bose fr. Enzo ha incontrato papa Francesco e il patriarca ecumenico Bartholomeos

fr. Enzo con il card. Kurt Koch e il revd. Olav Fikse Tveit
fr. Enzo con il card. Kurt Koch e il revd. Olav Fikse Tveit

 

  La mattina di mercoledì 20 marzo fr. Enzo ha partecipato con fr. Goffredo all'Udienza concessa da papa Francesco alle delegazioni delle chiese cristiane e delle religioni, salutando ancora il papa, che ha ribadito il suo impegno convinto per il dialogo, nel solco tracciato dal concilio Vaticano II.

 

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fr. Enzo con il metropolita Ilarione
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fr. Enzo con il priore di Taizé fr. Alois
E’ stata anche l’occasione per incontrare, oltre al patriarca Bartholomeos già incontrato ieri , molti altri amici fedeli della comunità: il card Kurt Koch, il vescovo Brian Farrell, don Andrea Palmieri e p. Milan Zust del pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani; il card Danneels e p. Federico Lombardi sj, i metropoliti Gennadios, Ioannis (Zizioulas) e Tarassios del patriarcato ecumenico, Ilarione del Patriarcato di Mosca,  presidente del dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa, il metropolita Antonij della Chiesa Ortodossa Ucraina, il metropolita Anfilochje del patriarcato di Serbia, Iosif del patriarcato di Romania, il vescovo Hovakim del Patriarcato Armeno di Etchmiadzin, amba Kyrollos della chiesa ortodossa copta, Christopher Hill, Geoffrey Rowell, David Moxon, David Richardson e Jonathan Goodall della comunione anglicana, Olav Fikse Tveit segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese, Cecil Robeck dei Pentecostali, Robert Gribben del consiglio metodista mondiale, Joris Vercammen dei Vecchi cattolici dell'Unione di Utrecht, fr. Alois priore di Taizé.

 

Subito prima c’era stato un incontro privato tra il patriarca Bartholomeos e papa Francesco di cui sono state riportate queste parole:
 
papa Francesco: «Vorrei donarle una piccola croce, è piccola, ma viene dal cuore» (l'ha detto due volte)

patriarca Bartholomeos: «La ringrazio, perché é una croce, e perché viene da lei!»
 

Analogo incontro privato tra il metropolita Ilarione e il papa, di cui è stato riferito il seguente scambio:
 
metropolita Ilarione: «Santità, i vostri primi passi dopo l'elezione portano il segno dell'umiltà!»

papa Francesco: «Non ho umiltà, per questo vi chiedo di pregare che Dio me la doni!»


 

Discorso di papa Francesco ai Delegati Fraterni

 

Cari fratelli e sorelle,

Prima di tutto ringrazio di cuore quello che il mio Fratello Andrea ci ha detto. Grazie tante! Grazie tante!

È motivo di particolare gioia incontrarmi oggi con voi, Delegati delle Chiese Ortodosse, delle Chiese Ortodosse Orientali e delle Comunità ecclesiali di Occidente. Vi ringrazio per avere voluto prendere parte alla celebrazione che ha segnato l’inizio del mio ministero di Vescovo di Roma e Successore di Pietro.

Ieri mattina, durante la Santa Messa, attraverso le vostre persone ho riconosciuto spiritualmente presenti le comunità che rappresentate. In questa manifestazione di fede mi è parso così di vivere in maniera ancor più pressante la preghiera per l’unità tra i credenti in Cristo e insieme di vederne in qualche modo prefigurata quella piena realizzazione, che dipende dal piano di Dio e dalla nostra leale collaborazione.


 

Inizio il mio ministero apostolico durante quest’anno che il mio venerato predecessore, Benedetto XVI, con intuizione veramente ispirata, ha proclamato per la Chiesa cattolica Anno della fede. Con questa iniziativa, che desidero continuare e spero sia di stimolo per il cammino di fede di tutti, egli ha voluto segnare il 50° anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II, proponendo una sorta di pellegrinaggio verso ciò che per ogni cristiano rappresenta l’essenziale: il rapporto personale e trasformante con Gesù Cristo, Figlio di Dio, morto e risorto per la nostra salvezza. Proprio nel desiderio di annunciare questo tesoro perennemente valido della fede agli uomini del nostro tempo, risiede il cuore del messaggio conciliare.

Insieme con voi non posso dimenticare quanto quel Concilio abbia significato per il cammino ecumenico. Mi piace ricordare le parole che il beato Giovanni XXIII, di cui ricorderemo tra breve il 50° della scomparsa, pronunciò nel memorabile discorso di inaugurazione: «La Chiesa Cattolica ritiene suo dovere adoperarsi attivamente perché si compia il grande mistero di quell’unità che Cristo Gesù con ardentissime preghiere ha chiesto al Padre Celeste nell’imminenza del suo sacrificio; essa gode di pace soavissima, sapendo di essere intimamente unita a Cristo in quelle preghiere» (AAS 54 [1962], 793). Questo Papa Giovanni.

Sì, cari fratelli e sorelle in Cristo, sentiamoci tutti intimamente uniti alla preghiera del nostro Salvatore nell’Ultima Cena, alla sua invocazione: ut unum sint. Chiediamo al Padre misericordioso di vivere in pienezza quella fede che abbiamo ricevuto in dono nel giorno del nostro Battesimo, e di poterne dare testimonianza libera, gioiosa e coraggiosa. Sarà questo il nostro migliore servizio alla causa dell’unità tra i cristiani, un servizio di speranza per un mondo ancora segnato da divisioni, da contrasti e da rivalità. Più saremo fedeli alla sua volontà, nei pensieri, nelle parole e nelle opere, e più cammineremo realmente e sostanzialmente verso l’unità.


 

Da parte mia, desidero assicurare, sulla scia dei miei Predecessori, la ferma volontà di proseguire nel cammino del dialogo ecumenico e ringrazio sin d’ora il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, per l’aiuto che continuerà ad offrire, in mio nome, per questa nobilissima causa. Vi chiedo, cari fratelli e sorelle, di portare il mio cordiale saluto e l’assicurazione del mio ricordo nel Signore Gesù alle Chiese e Comunità cristiane che qui rappresentate, e domando a voi la carità di una speciale preghiera per la mia persona, affinché possa essere un Pastore secondo il cuore di Cristo.

Ed ora mi rivolgo a voi distinti rappresentanti del popolo ebraico, al quale ci lega uno specialissimo vincolo spirituale, dal momento che, come afferma il Concilio Vaticano II, «la Chiesa di Cristo riconosce che gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei patriarchi, in Mosè, e nei profeti» (Dich. Nostra aetate, 4). Vi ringrazio della vostra presenza e confido che, con l’aiuto dell’Altissimo, potremo proseguire proficuamente quel fraterno dialogo che il Concilio auspicava (cfr ibid.) e che si è effettivamente realizzato, portando non pochi frutti, specialmente nel corso degli ultimi decenni.

Saluto poi e ringrazio cordialmente tutti voi, cari amici appartenenti ad altre tradizioni religiose; innanzitutto i Musulmani, che adorano Dio unico, vivente e misericordioso, e lo invocano nella preghiera, e voi tutti. Apprezzo molto la vostra presenza: in essa vedo un segno tangibile della volontà di crescere nella stima reciproca e nella cooperazione per il bene comune dell’umanità.


 

La Chiesa cattolica è consapevole dell’importanza che ha la promozione dell’amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose - questo voglio ripeterlo: promozione dell’amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose - lo attesta anche il prezioso lavoro che svolge il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Essa è ugualmente consapevole della responsabilità che tutti portiamo verso questo nostro mondo, verso l’intero creato, che dobbiamo amare e custodire. E noi possiamo fare molto per il bene di chi è più povero, di chi è debole e di chi soffre, per favorire la giustizia, per promuovere la riconciliazione, per costruire la pace. Ma, soprattutto, dobbiamo tenere viva nel mondo la sete dell’assoluto, non permettendo che prevalga una visione della persona umana ad una sola dimensione, secondo cui l’uomo si riduce a ciò che produce e a ciò che consuma: è questa una delle insidie più pericolose per il nostro tempo.

Sappiamo quanta violenza abbia prodotto nella storia recente il tentativo di eliminare Dio e il divino dall’orizzonte dell’umanità, e avvertiamo il valore di testimoniare nelle nostre società l’originaria apertura alla trascendenza che è insita nel cuore dell’uomo. In ciò, sentiamo vicini anche tutti quegli uomini e donne che, pur non riconoscendosi appartenenti ad alcuna tradizione religiosa, si sentono tuttavia in ricerca della verità, della bontà e della bellezza, questa verità, bontà e bellezza di Dio, e che sono nostri preziosi alleati nell’impegno a difesa della dignità dell’uomo, nella costruzione di una convivenza pacifica fra i popoli e nel custodire con cura il creato.

Cari amici, grazie ancora per la vostra presenza. A tutti vada il mio cordiale e fraterno saluto.


A nome di tutti i presenti ha preso la parola il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, che ha rivolto al vescovo di Roma un fraterno saluto. Il papa ha poi ringraziato il patriarca, chiamandolo mio fratello Andrea.

 

Allocuzione di S.S. Bartholomeos I
a S.S. Il papa di Roma Francesco
durante l'Udienza alle delegazioni delle chiese

 

Santissimo Padre,

Ci rallegriamo di tutto cuore con la Vostra amata Santità, in nome del Signore onnipotente, per la vostra elezione ispirata da Dio e per la degna assunzione dei Vostri nuovi e alti doveri quale Primo Vescovo della venerabile Chiesa dell’Antica Roma, che presiede nella carità.

Succedete su questo trono al vostro predecessore Benedetto XVI, uomo mite, che si è distinto per la sua conoscenza teologica e la sua carità, il quale con spirito di coraggio ha da poco rassegnato le dimissioni dal suo ministero per motivi di salute e di affaticamento. Il compito e le responsabilità che Vi attendono sono enormi, davanti a Dio e agli uomini.

L’unità delle Chiese cristiane costituisce la prima e la più importante delle nostre preoccupazioni ed è sicuramente uno dei presupposti fondamentali affinché la nostra testimonianza cristiana possa essere credibile agli occhi dei vicini e dei lontani. Per la sua realizzazione, è necessario che il dialogo teologico già intrapreso prosegua, affinché la verità della fede, l’esperienza dei santi e la tradizione – comune all’Oriente e all’Occidente – del primo millennio cristiano, possano essere insieme comprese e avvicinate in modo comune. È un dialogo da proseguire nella carità e nella verità, in spirito di umiltà e di mitezza, e attraverso le armi della verità.

La crisi economica mondiale, d’altra parte, esige in modo imperativo l’organizzazione di un’azione umanitaria per la quale avete una grande esperienza, Santità, grazie al Vostro lungo e apprezzato ministero come Buon Samaritano in America Latina, dove avete sperimentato in qualità di pastore, sicuramente come pochi altri, l’amarezza della sofferenza e della miseria umana. Quelli che hanno di più devono essere stimolati ad offrire del proprio, in modo spontaneo e con gioia, a quelli che non hanno. In questo modo, per mezzo della giustizia, verrà assicurata la pace, che è la richiesta di tutti gli uomini, e l’ardente attesa di tutte le genti e di tutti i popoli.


 

Abbiamo il dovere di nutrire gli affamati, di vestire gli ignudi, di curare i malati, e più in generale di preoccuparci di quelli che si trovano nel bisogno, per essere degni di udire dal Signore: «Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il Regno preparato per voi» (Mt 25,34).
La scelta della semplicità da parte della Vostra amata e onorata Santità ha reso e rende evidente il criterio che Vi guida nella scelta dell’essenziale. Ciò riempie di speranza i cuori di tutti i vostri fedeli sparsi nel mondo e in generale di tutti gli uomini: di speranza – diciamo – perché questo criterio che guida le Vostre scelte troverà una più ampia accoglienza, in modo che la giustizia e la misericordia, che rappresentano «le esigenze più essenziali della legge» (Mt 23,4), abbiano per la Chiesa l’importanza primaria che meritano.

Nel corso della storia bi-millenaria della vita della Chiesa di Cristo, alcune verità del Santo Evangelo sono state distorte e travisate da parte di alcuni gruppi cristiani, con il risultato che oggi in ampi strati delle popolazioni cristiane prevalgono purtroppo concezioni mondane. È assai grave e urgente il dovere e l’obbligo da parte di tutti noi di ricordare a noi stessi, gli uni agli altri e a tutti, che Dio è disceso dal cielo sulla terra, si è fatto uomo in Gesù Cristo, affinché vivessimo come «cittadini la cui patria è nei cieli» (Fil 3,20). Sì, veramente, «il Signore è Dio e si è manifestato a noi» (Sal 117,27): lui che dal principio è il Creatore dell’universo e governa ogni cosa, si è abbassato fino alla morte «e alla morte di Croce» (Fil 2,8), per mostrare, attraverso la Sua Resurrezione, che è «benedetto colui che viene nel Nome del Signore» (Sal 117,26) e solo nel Suo nome, a servizio dell’intero corpo, affinché tutti siamo «una cosa sola» (Gv 17,21), e «Cristo sia tutto in tutti» (Col 3,11).


 

La terra è lo spazio in cui esercitiamo la nostra ascesi e realizziamo la nostra incorporazione a Cristo e, per mezzo di Lui, passiamo alla vita eterna. La Chiesa benedice la vita terrena, ma non pone in essa il termine della sua missione. Noi lo sappiamo e lo confessiamo; e per questo noi, pastori e fedeli, percorriamo la via della verità, lavorando in vista delle realtà celesti attraverso quelle terrene.
Siamo certi, personalmente e come Patriarcato Ecumenico, e anche come Chiesa Ortodossa di Cristo diffusa su tutta la terra, che la Vostra Santità venerabile e amatissima nel Signore, che ora intraprende con i migliori auspici la corsa del suo ministero storico come vescovo di Roma, mostrerà un interesse particolare, in collaborazione con tutti gli uomini che hanno la capacità e la volontà di farlo, nel correggere le tendenze mondane, in modo che l’uomo possa ritornare alla sua «bellezza originaria», quella della carità.

Preghiamo con tutto il cuore, insieme a tutti i fedeli cristiani sparsi nel mondo – e con noi prega anche l’intera umanità – affinché la Vostra Santità realizzi con successo il suo alto, grave e difficile compito.

Benedetto e glorificato sia il Signore nostro Gesù Cristo! Gloria a Dio che in ogni tempo sceglie coloro che sono degni, affinché camminino in modo degno della sua chiamata e guidino l’umanità, a gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito santo. Amen.