Il Santo Padre nomina fr. Enzo Bianchi consultore del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani

 

6d7a855f9cd70e74c80b162d511baab8.jpgIl 22 luglio 2014 il Santo Padre Francesco ha nominato il priore del Monastero di Bose fratello Enzo Bianchi Consultoredel Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.

Già Papa Benedetto XVI aveva nominato fr. Enzo quale membro del Consiglio di Gestione del Comitato Cattolico per la Collaborazione Culturale con le Chiese Ortodosse e le Chiese Ortodosse Orientali del PCPUC, oltre che esperto al Sinodo dei Vescovi del 2008 e 2012.

Il priore e la comunità ringraziano il Papa per questo suo segno di fiducia e di affetto, e chiedono la preghiera di amici ed ospiti affinchè lo Spirito illumini e sostenga fr. Enzo e la comunità nel servizio per l'unità dei cristiani.

Riportiamo l'articolo di Iacopo Scaramuzzi per La stampa (Vatican Insider ) che ha intervistato fr. Enzo:

"Il Papa riformerà il papato e ciò favorirà i rapporti con gli ortodossi". Parola di Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, uno dei nuovi consultori nominati ieri da Papa Francesco nel Pontificio consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, il dicastero vaticano guidato dal cardinale Kurt Koch responsabile dell'ecumenismo. A caldo il religioso commenta con sorpresa la nomina papale ("Non me l'aspettavo, non mi aveva detto niente"), prospetta una evoluzione sinodale della Chiesa cattolica, auspica che i cristiani del Medio Oriente, e in particolare di Iraq e Siria, non siano lasciati soli dai loro confratelli di altre parti del mondo e sottolinea che le diverse confessioni cristiane dell'Ucraina sono state capaci di evitare una "immersione politica".

"Non mi aspettavo questa nomina, mi ha sorpreso", commenta Enzo Bianchi. "Il Papa mi aveva concesso un'udienza lo scorso due luglio, era la terza volta che lo vedevo dall'inizio del Pontificato, ed ero molto contento, avevamo parlato dell'unità della Chiesa e di ciò che è necessario fare per promuovere questa unità. Ma non mi aveva parlato di questa nomina".

notizie decreto nomina bianchiNel merito dell'ecumenismo, "credo - spiega il priore di Bose - che il Papa ha una preoccupazione soprattutto: che l'unità non si fa solo con la spiritualità dell'unità, è un comando di Cristo che bisogna eseguire. E' un impegno che egli sente prioritario. Soprattutto con l'Ortodossia sente che l'unità è una meta urgente. Credo che il Papa voglia raggiungere l'unità anche riformando il papato. Un papato che non fa più paura, ha detto il patriarca ecumenico Bartolomeo, al quale il Papa è legato da amicizia". La riforma del papato significa "un nuovo equilibrio tra sinodalità e primato. Gli ortodossi esercitano la sinodalità e non hanno il primato, noi cattolici abbiamo il primato ma anche un difetto di sinodalità. Non c'è sinodalità senza primato e non c'è primato senza sinodalità. Questo aiuterebbe a creare un nuovo stile del primato papale e del governo dei vescovi". Una novità che può avere una traduzione anche pratica: il sinodo dei vescovi "esiste dal Concilio vaticano II", il consiglio dei nove cardinali che coadiuvano il Papa nella riforma della Curia "è stato voluto dal Papa", ma in futuro è ipotizzabile "un organismo episcopale che aiuta il Papa nel governo della Chiesa, senza mettere in discussione il primato papale".

Enzo Bianchi, una vita spesa nell'impegno ecumenico, sottolinea, in questi giorni, la "situazione delicata" dell'Ucraina, dove il quadro delle comunità cristiane è estremamente frammentato: "Bisogna dire però che tutte le chiese, ortodossi delle diverse appartenenze, cattolici latini e greco-cattolici, hanno avuto l'intelligenza di non fare una immersione politica, segno di una coscienza ecclesiale migliore di quanto ci si poteva attendere". Quanto al drammatico frangente per i cristiani del Medio Oriente, "hanno bisogno di sentirsi in fraternità e solidarietà con gli altri cristiani", afferma Enzo Bianchi. Il priore di Bose riecheggia, in particolare, l'ecumenismo del sangue sottolineato da Papa Bergoglio: "Penso ai cristiani dell'Iraq e della Siria: non ci sono mai stati tanti martiri cristiani come in questa epoca, e sono cristiani che appartengono a tutte le Chiese. Il sangue dei diversi cristiani si unisce al di là delle decisioni teologiche e dogmatiche".