Message de Théodore II, patriarche d'Alexandrie
TRADUCTION ITALIENNE DU MESSAGE DU PATRIARCHE THEODORE
AUX PARTICIPANTS DU XXIIe COLLOQUE OECUMENIQUE DE BOSE
Al reverendissimo Igumeno del Monastero di Bose, p. Enzo Bianchi
Amato fratello in Cristo, santo igumeno e padre Enzo, desideriamo congratularci con voi e con tutta la vostra sacra Comunità del vostro Venerabile Monastero, e soprattutto con i membri del comitato organizzativo, per l’organizzazione di questo importante e attuale convegno spirituale sul tema “Beati i pacifici”, formulando voti e pregando che i suoi lavori possano contribuire all’affermazione della pace nel mondo intero.
Il concetto di pace si identifica con il ristabilimento di tutte le realtà nella condizione di innocenza originaria precedente alla caduta, quando l’uomo viveva e respirava sostenuto dal respiro vivificante della sua creazione “a immagine e somiglianza di Dio”, cioè con il ristabilimento delle relazioni e la pace tra Dio e gli uomini.
Su questa base è necessario che si sviluppi in tutte le direzioni la collaborazione tra i vari cristiani per la difesa della dignità della persona umana, ed evidentemente anche del bene della pace, in modo i tentativi di tutti i cristiani senza distinzioni in favore della pace possano acquistare un peso e una forza maggiori.
In stretta collaborazione con tutti coloro che nelle altre religioni del mondo amano la pace, essi considerano come proprio dovere di lavorare per la pace sulla terra e per l’affermazione delle fraterne relazioni tra i popoli. Siamo chiamati a contribuire alla mutua comprensione e collaborazione tra le religioni, e attraverso di esse all’eliminazione del fanatismo da ogni parte, e in tal modo alla riconciliazione dei popoli e all’affermazione del bene della libertà e della pace nel mondo, per servire l’uomo contemporaneo senza distinzione di razza o di religione. È evidente che tale collaborazione esclude sia il sincretismo sia l’aspirazione di una qualunque religione a imporsi sulle altre.
Abbiamo la convinzione che, in quanto collaboratori di Dio, possiamo procedere in questo servizio insieme a tutti gli uomini di buona volontà che amano la vera pace, per il bene della società umana sul piano locale, nazionale e internazionale. Questo servizio è un comando di Dio1.
L’umanità cerca vie perché l’inimicizia e la diffidenza, che avvelenano l’atmosfera internazionale, lascino spazio all’amicizia e alla mutua comprensione, perché la lotta all’armamento sia sostituita da un totale e completo disarmo, e perché la guerra, come mezzo di soluzione dei problemi internazionali, sia rigettata una volta per tutte dalla vita della società.
Secondo questi principi, la Chiesa Ortodossa lotta sempre in favore dell’affermazione degli ideali cristiani della pace, della libertà, dell’uguaglianza, della fratellanza, della giustizia sociale e dell’amore tra i popoli. La stessa rivelazione in Cristo è caratterizzata come “vangelo della pace”2, poiché Cristo, “rappacificando con il sangue della sua croce”3 tutte le cose, “ha annunciato la pace ai lontani e ai vicini”4, ed è diventato “la nostra pace”5. Questa pace, “che sorpassa ogni intelligenza”6, è più ampia e più sostanziale della pace promessa dal mondo, come ha detto lo stesso Signore ai suoi discepoli la sera dell’ultima cena: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace, non come la dà il mondo io la do a voi”7. E questo perché la pace di Cristo è il frutto maturo della ricapitolazione di tutte le cose in lui, della manifestazione della sacralità e grandezza della persona umana come immagine di Dio, della promozione dell’organica unità in lui del genere umano e del mondo, dell’universalità nel corpo di Cristo degli ideali della pace, della libertà, dell’uguaglianza e della giustizia sociale, e infine, della fruttificazione della carità cristiana tra gli uomini e i popoli del mondo. La vera pace è il frutto dell’affermazione sulla terra di tutti questi ideali cristiani. È la “pace dall’alto” (η άνωθεν ειρήνη), per la quale la Chiesa Ortodossa prega sempre nelle sue quotidiane suppliche, chiedendola a Dio, il quale è onnipotente e ascolta le preghiere di coloro che si accostano a lui con fede.
Da quanto detto risulta chiaro perché la Chiesa, come “Corpo di Cristo”8 è stata presentata come la “visione di pace” del mondo9, ovvero di quella pace reale e universale, che Cristo ha annunciato. “Noi – dice Clemente di Alessandria – siamo “la stirpe pacifica” (το ειρηνικόν γένος)10, siamo “i soldati pacifici” (οι ειρηνικοί στρατιώται) di Cristo11. La pace – dice altrove lo stesso autore – è sinonimo della giustizia12. San Basilio aggiunge: “Non riesco a convincermi che, senza amore reciproco e senza essere in pace (per quanto sta in me) con tutti, io possa essere chiamato un degno servo di Gesù Cristo”13. Questo è talmente evidente per il cristiano, che “niente è proprio del cristiano quanto lavorare per la pace”14. La pace di Cristo è la potenza segreta che scaturisce dalla riconciliazione dell’uomo con il suo Padre celeste: “Secondo la provvidenza di Gesù che opera tutto in tutti e che realizza una pace ineffabile e predestinata da sempre, e che ci riconcilia con se stesso e in se stesso con il Padre”15. Dobbiamo allo stesso tempo sottolineare che il dono spirituale della pace dipende anche dalla cooperazione umana. Lo Spirito santo concede doni spirituali, quando c’è un’elevazione del cuore umano verso Dio, quando nel pentimento si ricerca la giustizia di Dio. Il dono divino della pace si manifesta là dove i cristiani cercano vie per realizzare l’opera della fede, della carità e della speranza in Cristo Gesù Signore nostro16.
La Chiesa Ortodossa soffre insieme a tutti i cristiani che, in diverse parti del mondo, sono privati del bene della pace e subiscono persecuzioni a causa della loro fede cristiana.
L’Ortodossia condanna in linea generale la guerra, che considera come una conseguenza del male e del peccato presenti nel mondo, ammettendo per condiscendenza le guerre solo come mezzo per ristabilire la giustizia e la libertà calpestate.
Il Signore, in quanto “Re di giustizia”17, riprova la violenza e l’ingiustizia18, e condanna l’atteggiamento insensibile verso il proprio compagno in umanità19. Nel suo Regno, il quale inizia già qui sulla terra, e ha un carattere eminentemente spirituale, non c’è spazio né per gli odi nazionalistici né per qualunque altra inimicizia e intolleranza20.
L’Ortodossia crede che Dio “creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra”21 e che in Cristo “non c’è giudeo né greco, non c’è schiavo né libero, non c’è maschio né femmina, perché tutti siete uno in Cristo Gesù”22. Così si comprende l’enorme responsabilità della Chiesa nella lotta contro la fame e l’indigenza assoluta, che affliggono oggi in modo inaccettabile molti uomini o anche intere popolazioni, in particolare nel Terzo Mondo e soprattutto negli stati e popoli africani, che sono sotto la giurisdizione canonico-ecclesiastica degli Ortodossi del Patriarcato Greco di Alessandria e di tutta l’Africa.
Essere cristiani significa per noi imitare Cristo ed essere pronti a servirlo nella persona del debole, dell’affamato, dell’oppresso e in genere di colui che ha bisogno di aiuto. La pace che viene dall’alto si diffonde nel mondo quando produce frutti nei nostri cuori.
Con preghiere,
+ Il papa e patriarca di Alessandria e di tutta l’Africa Theodoros II
Alessandria 29 Agosto 2014
1 Cf. Mt 5,9.
2 Ef 6,15
3 Col 1,20
4 Ef 2,17
5 Ef 2,14
6 Fil 4,7
7 Gv 14,27
8 1Cor 12,27
9 Cf. Origene, Omelie su Geremia 9,2, PG 13,349.
10 Clemente di Alessandria, Pedagogo 2,2, PG 8,428.
11 Id., Protrettico 11, PG 8,236.
12 Id., Stromati 4,25, PG 8,1369-1372
13 Basilio di Cesarea, Lettere 203,2, PG 32,737.
14 Id., Lettere 114, PG 32,528.
15 Dionigi Areopagita, Sui nomi divini 11,4, PG 3,953.
16 Cf. 1Ts 1,3.
17 Ebr 7,2-3.
18 Cf. Sal 10,5
19 Cf. Mt 25,41-46; Gc 2,15-16.
20 Cf. Is 11,6; Rm 12,10.
21 At 17,26.
22 Gal 3,28.