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Di che abito è fatto il monaco


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© 2009 Edizioni Qiqajon
Il cammino del monaco - pp. 992 € 50,00
Il Sole 24 Ore, 7 giugno 2009
di GIANFRANCO RAVASI
La solitudine che apre al mondo, un cammino quotidiano tra cella e liturgia, il silenzio che fa posto al canto: questa è la vita monastica

LE RECENSIONI AI NOSTRI LIBRI

Il Sole 24 Ore, 07 giugno 2009
di GIANFRANCO RAVASI

La solitudine che apre al mondo,
un cammino quotidiano tra cella e liturgia,
il silenzio che fa posto al canto:
q
uesta è la vita monastica.

vai al libro:
LUIGI D'AYALA VALVA
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C'è una mitologia che si è sviluppata attorno alla figura del monaco e che si è ramificata raggiungendo i due estremi dello zenit celeste e del nadir infernale. Da un lato, c'è' l'indimenticabile ed etereo staretz Zosima, guida spirituale altissima di Alioscia, il "santo" dei tre Fratelli Karamazov; d'altro lato, c'è il sulfureo Monaco dell'omonimo romanzo gotico che Mattew C. Lewis pubblicò nel 1796, anticipando l'horror odierno con qualche tocco persino di "pulp fiction". Un modello negativo, quest'ultimo, dalle antiche ascendenze boccaccesche, passato in tante varianti anche cinematografiche ora dignitose come nei Diavoli di Ken Russell, ora biecamente becere come nella sequenza delle varie Monache di Monza (Corbucci non ci ha fatto mancare neppure un Monaco di Monza, con Totò e Celentano!).

Ma chi è veramente il monaco, termine che custodisce in sè il mónos greco, espressione di una solitudine desertica e di un isolamento silente? In verità, se ci si affida alla storia di alcune grandi figure del passato, si scopre - come scriveva un raffinato autore spirituale del IV secolo, Evagrio Pontico - che «il monaco è colui che è separato da tutti ed è unito a tutti» Questo ossimoro è illustrato dal celebre Padre della Chiesa Giovanni Crisostomo quando, in una delle sue omelie sul Vangelo di Matteo, affermava che «i monaci sono lampade che risplendono su tutta la terra, stanno attorno alle città come mura», attuando così il famoso detto del Gesù giovanneo riguardante il vero discepolo che è nel mondo ma non è del mondo (17,44-45). E per questo che a loro confluivano folle di peccatori, di abitanti di città, persino di capi di Stato per sciogliere il gelo delle loro perversioni, delle loro colpe e dei loro dubbi. Non per nulla uno di questi solitari del deserto egizio ammoniva l'aspirante asceta così: «Non puoi diventare monaco se non diventi tutto come fuoco ardente».