Prega per il mondo


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La vita e il lavoro hanno ripreso il sopravvento, mi scrivi, dopo alcuni giorni di ferie e il tuo ritorno da quel giro lontano che ti ha permesso di vedere il vasto mondo e ti ha anche insegnato a conoscerti meglio

 La vita e il lavoro hanno ripreso il sopravvento, mi scrivi, dopo alcuni giorni di ferie e il tuo ritorno da quel giro lontano che ti ha permesso di vedere il vasto mondo e ti ha anche insegnato a conoscerti meglio. Nel ritmo ritornato quotidiano, ogni giorno ascolti, appena sveglio, il giornale radio del mattino. Così entrano dentro di te gli eventi del mondo. Come non restare indifferenti davanti alle disgrazie? Come essere solidali, almeno un po’, con gli uomini così sovente vittime di altri uomini? Mi chiedi: “Che fare per non trasformare la mia vita in una routine che rasenta l’egocentrismo?”. Ti voglio indicare una pratica cristiana a cui anche i responsabili ecclesiali invitano normalmente allo scoppio di un conflitto o all’accadere di un dramma: la preghiera di intercessione. Un rito inutile? Un anestetico della coscienza? Lungi da tutto ciò,  la preghiera è eloquenza della fede. Senza preghiera, senza questo volgersi a Dio osando dirgli “tu”, non c’è nemmeno la fede, la fiducia riposta in Dio, l’adesione al Signore vivente. Per un cristiano la preghiera è l’azione per eccellenza, l’“opera da compiere”. Credimi, la preghiera è azione efficace nella storia. Nell’ordinario di questi giorni, così sovente agitati, ti misuri anzitutto con la tua impotenza, la tua debolezza, ancor più con la tua incapacità di cogliere con chiarezza i motivi stessi delle calamità o degli scontri che sfigurano il mondo. Ma proprio quando misura la sua impotenza, un cristiano può volgersi verso il Signore in verità: non dimenticare che la parola “preghiera” deri-va da una radice che ha forgiato anche il termine “precarietà”.

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