Messaggio di Bartholomeos I, Patriarca di Costantinopoli

XV Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa
IL CRISTO TRASFIGURATO NELLA TRADIZIONE SPIRITUALE ORTODOSSA
Bose, 16-19 settembre 2007
in collaborazione con le Chiese Ortodosse

Il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartholomeos IMESSAGGIO DI BARTHOLOMEOS I, PATRIARCA DI CONSTANTINOPOLI

Al reverendissimo padre Enzo Bianchi,
igumeno della Comunità monastica di Bose,
grazia, pace e misericordia
dal Salvatore nostro Gesù Cristo!

Con molta gioia paterna siamo stati informati dell’organizzazione del XV° Convegno che quest’anno si terrà a Bose nel prossimo mese di settembre sul tema della Trasfigurazione di Nostro Signore nella tradizione spirituale ortodossa: in questo modo prosegue il lungo e faticoso tentativo della vostra cara Comunità nell’approfondimento di vari temi della spiritualità ortodossa e nella valorizzazione dei tesori di questa tradizione, a scopo di comune edificazione e profitto spirituale.

Per questo, anche attraverso il rappresentante della Nostra umile persona e della nostra santissima Chiesa di Costantinopoli, il Reverendissimo fratello Metropolita di Diokleia, mons. Kallistos, salutiamo l’apertura dei lavori del Convegno, formulando il voto che il Signore Trasfigurato li benedica e li conduca a buon esito, e conceda a tutti i distinti partecipanti l’abbondanza della sua Luce, senza la quale è impossibile la comprensione di un evento come la sua Trasfigurazione, che è divina e incute timore.

La scelta del tema del vostro Convegno di quest’anno appare quanto mai opportuna, giacché la Trasfigurazione occupa una posizione centrale nella vita della nostra Chiesa e la sua esplorazione spirituale può essere decisiva per la comprensione delle verità della nostra fede e per lo stesso cammino spirituale di ciascun fedele verso Dio.

Allo stesso tempo, la Nostra umile persona desidera concentrare l’attenzione su due pericoli nei quali tutti noi possiamo incorrere nel tentativo di avvicinare e di toccare il Signore Trasfigurato.

Il primo pericolo è la nostra superba fiducia e il nostro temerario desiderio di vedere il Signore Trasfigurato e la luce inaccessibile che ha brillato sul Monte Tabor. È il desiderio di abbracciarlo con la nostra mente e di penetrare nelle profondità del mistero della Trasfigurazione, come se questo fosse oggetto di comprensione scientifica e di conoscenza intellettuale. In questo caso non è possibile incontrare il Signore nella luce inaccessibile della sua Divinità, poiché questo dono non può essere a noi concesso senza la partecipazione alle sue sofferenze. Il beato Apostolo Paolo poteva proclamare che “le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria che sarà rivelata in noi” (Rm 8,18), poiché consacrò tutta la propria vita a “soffrire per Cristo”.

Non c’è per noi altra via ? ripetono i Padri della Chiesa ? se non quella di rivivere in noi tutto ciò che si è compiuto nella vita del Dio-Uomo che si è fatto in tutto simile a noi eccetto il peccato. Se Egli è stato perseguitato anche noi saremo perseguitati; se il Signore è stato crocifisso anche noi dobbiamo essere crocifissi, per essere glorificati come Lui è stato glorificato, trasfigurati come Lui è stato trasfigurato e risuscitati come Lui è resuscitato. Se vogliamo camminare sulle tracce dei suoi tre discepoli eletti che salgono sul Monte Tabor, dobbiamo seguire anche le tracce dei piedi del Maestro che avanza sul Golgota. “Coloro che desiderano ardentemente ottenere i divini carismi e hanno sete di prendere parte alla speranza preparata per i santi ? come scrive san Cirillo di Alessandria nell’Omelia per la Trasfigurazione ? accettano volentieri le lotte per amore di Cristo” e invece dell’indugio privo di compenso preferiscono una vita gloriosa.

“Venite, dunque, saliamo anche noi sul monte dove Cristo ha brillato, per vedere le cose di lassù!”, ordina l’ardente annunciatore della Grazia e della Luce, san Gregorio Palamas, arcivescovo di Tessalonica (Omelia per la Trasfigurazione del Signore). Tuttavia, egli stesso subito si affretta ad aggiungere: “O piuttosto, se siamo pronti e se siamo diventati degni di un tale giorno, Lui stesso, il Verbo di Dio ci farà salire al momento opportuno”. Tutta la potenza del nostro desiderio ? secondo il padre Sofronio Sacharov di beata memoria (Discorso per la Trasfigurazione del Signore) ? deve essere orientata solo a “custodire senza macchia e irreprensibile il comandamento di Dio” (1Tim 6,14). Questa è la via per comprendere l’evento mirabile e soprannaturale della Trasfigurazione che è descritto con semplicità nei vangeli. Non siamo noi che con la nostra mente possiamo comprendere il mistero “della trasformazione dei mortali”, ma sarà il Signore che, se rigettiamo le opere delle tenebre, ci introdurrà ai suoi mirabili misteri.

Il secondo pericolo che spesso insorge è che ci lasciamo prendere dalla paura ancor prima di cominciare a percorrere questa via che conduce al Monte Tabor. La grandezza del dono del Signore non deve scoraggiarci. La falsa umiltà che ci fa dire che “queste cose non sono per noi” è in contrasto con la promessa del Signore che dice: “Colui che viene a me, non lo respingerò!” (Gv 6,37). Quindi, non dobbiamo considerare la manifestazione del “fulgore” della Divinità sul Monte Tabor come una sorte riservata esclusivamente agli eletti, ma dobbiamo ritenere che tutti, senza eccezione, indipendentemente da età, sesso, grado sociale, patrimonio ereditario e provenienza, siamo stati chiamati alla stessa perfezione alla quale il Signore ha chiamato i tre apostoli. Tutti siamo stati chiamati a osservare gli stessi comandamenti cha hanno osservato gli apostoli e dobbiamo riconoscere che il Signore “fino ai nostri giorni non ha cessato né mai cesserà di riversare quel medesimo dono su quanti lo seguono con tutto il cuore” (p. Sofronio).

La Trasfigurazione del Signore, dunque, può costituire per tutti uno stimolo, affinché trasfiguriamo tutta la nostra vita in una vita incorruttibile e divina. Finché non siamo resi degni della visione della magnifica gloria della Divinità, non cesserà l’accusa interiore della nostra coscienza, come assicurano i santi Padri della Chiesa. Ma se piangiamo su noi stessi attraverso il pentimento, se riconosciamo la nostra nullità e gridiamo come san Gregorio Palamas: “Signore, illumina le mie tenebre!”, siamo certi che saremo esauditi e che la luce inaccessibile “brillerà anche su di noi peccatori”.

Perciò, con questi pensieri e sentimenti, congratulandoci con gli amati fratelli della Sacra Comunità di Bose per questa occasione che offrono per l’approfondimento del mirabile evento della Trasfigurazione, vi ricolmiamo dei nostri auguri paterni e delle nostre benedizioni patriarcali, e inoltre, credendo che l’organizzazione che ancora prosegue, da parte della Comunità, di convegni come il presente contribuisca in modo fruttuoso alla realizzazione dell’unità di tutti i cristiani, vi esprimiamo la giusta lode e l’augurio che la munifica Grazia del Signore Nostro Gesù Cristo che sul Tabor ci ha illuminato con la luce inaccessibile della tri-solare Divinità, sia con tutti gli amati partecipanti di questo convegno. Amen.

Costantinopoli, 6 Agosto 2007

Bartholomeos I, ardente intercessore presso Dio