Reciprocità e comunione

Per discernere la qualità comunitaria dell’essere in relazione le categorie di reciprocità e di comunione sono tanto fondamentali quanto, spesso, fraintese. C’è comunione dove sussiste una condivisione di vita e di senso che comporta riconoscimento tra tutti i soggetti che ne hanno parte, tendenziale armonia in uno stesso cammino, esperienza e comunicazione del bene ... Affinché questi tratti essenziali abbiano luogo non è affatto necessario perseguire una comunione esclusiva, omologante, fusionale. al contrario è evidente che un simile ripiegamento inficierebbe l’autentica comunionalità. L’equivoco da superare sta nella diffusa tesi per cui può darsi comunione solo grazie all’esclusività della piccola comunità. Se comunionalità ed esclusività coincidono, è chiaro che la stessa realtà comunitaria finisce fatalmente per configurarsi come luogo chiuso. Nell’antropologia dell’individuo atomizzato s’inserisce così naturalmente l’idea della comunità insulare. I singoli in quanto atomi sociali e le famiglie ridotti piccoli clan coesi in vista della sopravvivenza diventano allora il normale tessuto della società. L’equivoco si supera non appena si impara che l’esclusività esprime in modo distorto una vera caratteristica del riconoscimento comunionale: il fatto che ciascuno non è irrilevante, sostituibile, funzionale a fini superiori, né semplicemente un “altro” generico, perché invece è unico.


Nella corrente di bene che è tipica della vera comunione intersoggettiva ognuno vale come unico, con un volto, un nome proprio, una storia, una libertà, un modo d’essere originali e amati. Ma naturalmente, e questa è la trasformazione della qualità delle relazioni che autorizza a parlare di comunione, unico è ciascuno, senza esclusioni. Quella che viene chiamata esclusività va riletta come unicità universale. E la comunione rappresenta il nucleo essenziale e la qualità della vita di una comunità; altri equivoci si addensano sulla reciprocità, che viene per lo più scambiata con una simmetria di prestazioni, di ruolo, di scelte, di posizioni esistenziali ... Da un lato, la reciprocità appare come una simmetria che coincide con lo scambio, quindi una dinamica troppo mercantile, negoziale, convenzionale per rispondere alla natura comunionale di una comunità degna di questo nome. Dall’altro, la simmetria intersoggettiva configura una situazione totalmente orizzontale, semplicemente prodotta dall’interazione degli individui e perciò incapace di radicarsi in una realtà più radicale che ... la fondi e la susciti ... Senza comunione non si dà comunità; si danno semmai associazioni, gruppi, comitati, federazioni, ma non ciò che propriamente vogliamo significare con il termine “comunità”; L’equivoco che induce a rendere antagonisti reciprocità e comunità si supera allorché si giunge a comprendere che la reciprocità essenziale consiste nel coinvolgimento di ognuno nel cammino dell’altro in maniera tale che ricevere, avere, ricomunicare ed essere insieme siano una stessa dinamica fluida e onnilaterale (Roberto Mancini, {link_prodotto:id=364}, Qiqajon, Bose 2004, pp. 110-112).