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Poesie di Dietrich Bonhoeffer


Nella disperazione della fine imminente, l’uomo che soffre si fa poeta per cantare l’amore, la fratellanza, la consolazione della fede, l’amicizia, la libertà.

Bonhoeffer aspetta la calma della notte per accendere la fiamma intima dell’anima e intingere la penna nell’assoluto della poesia: «Quando su noi discende il silenzio profondo / oh, lascia che udiamo quel timbro pieno / del mondo, che invisibile s’estende intorno a noi / di tutti i figli tuoi canto alto di lode. / Da forze buone, miracolosamente accolti / qualunque cosa accada, attendiamo confidenti. / Dio è con noi alla sera e al mattino / e stanne certa, in ogni nuovo giorno».

In questi versi che spedisce alla fidanzata, la fede del credente che veglia si unisce alla solitudine di un’anima che, nel silenzio notturno della prigionia, avverte i legami con l’universo e sviluppa una grammatica dei sensi che nella vita quotidiana ordinaria non si conosce.
I versi bonhoefferiani proprio per questo sanno essere epifanie e dono, estasi che racconta allo stesso tempo il dramma e la liberazione di un’anima.

«Nulla va perduto; in Cristo tutto è recuperato, preservato, ma sotto un aspetto mutato, tutto è trasparente, chiaro, libero dal tormento del desiderio egoista». Così Dietrich Bonhoeffer scrive in una lettera del 18 dicembre 1943. L’essenzialità della sua poesia ancora oggi sta a testimoniare che soltanto il coraggio di credere può trasformare la vita in un miracolo da lasciare in eredità alle generazioni future.

NICOLA VACCA
 
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