Inaugurazione del nuovo insediamento monastico della comunità di Bose


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ASFR, 9 aprile 2013
di GIUSEPPE PICONE
Dopo Bose, Gerusalemme, Ostuni e Assisi, domenica 7 aprile 2013, si è tenuta la cerimonia inaugurale del nuovo Monastero della Pieve di Cellole, quinto insediamento monastico della Comunità di Bose, in Italia e nel bacino mediterraneo

ASFR , 9 aprile 2013
di GIUSEPPE PICONE

Dopo Bose, Gerusalemme, Ostuni e Assisi, domenica 7 aprile 2013, si è tenuta la cerimonia inaugurale del nuovo Monastero della Pieve di Cellole, quinto insediamento monastico della Comunità di Bose, in Italia e nel bacino mediterraneo.

Domenica 7 aprile 2013: alla Pieve di Cellole una insolita cerimonia religiosa

Non poteva esserci giornata migliore per la celebrazione eucaristica e benedizione del nuovo Monastero della Pieve di Cellole, quinto insediamento monastico della Comunità di Bose in Italia e nel bacino mediterraneo. Dopo Bose, Gerusalemme, Ostuni e Assisi, ecco ora la volta di Cellole in San Gimignano, ma diocesi di Volterra. Una giornata, si diceva, bella con il cielo sereno, limpido, trasparente, terso, reso pulito da una tramontana buona per asciugare il terreno dalle incessanti estenuanti piogge delle ultime settimane: una giornata di quelle che solo la primavera toscana ci sa offrire.

Una grandissima folla ha invaso la collinetta ove svetta la magnifica Pieve romanica di Cellole immersa nei boschi con uno straordinario affaccio sul grande e quieto bosco del Poggio del Comune, accogliendo l'invito della Comunità di Bose e del suo perseverante infaticabile tenace Priore Enzo Bianchi. Ed è stato proprio il Priore di Bose a dire le parole più belle, giuste e appropriate salutando in limine gli intervenuti (tantissimi sangimignanesi, tantissimi adepti e sostenitori della Comunità e ben otto vescovi: fra i quali un vescovo anglicano a significare la totalità cristiana alla quale il messaggio di Bose si rivolge, inverando in questo modo il significato letterale e autentico di cattolicità).

Enzo Bianchi ha iniziato il suo saluto con un omaggio alla Toscana, al suo paesaggio commovente (introducendo una valenza anche spirituale a questo bell'aggettivo usato per la prima volta da Fernand Braudel a proposito del paesaggio toscano), rifacendosi ai contadini che ne hanno costituito per secoli l'ossatura, e memori di quella lezione, sollecitando ad amare la terra come noi stessi, a lasciare questa terra più buona e più bella a chi verrà dopo di noi. Un messaggio religioso quindi fortemente inserito in un contesto naturale, umano, storico. Ecco: questo era il messaggio religioso che si respirava dentro le pietre del tempio, scarne ma precisamente disposte emananti un caldo colore, ancor più esaltato dalla pulizia e dal restauro della Pieve effettuato per l'occasione.

Enzo Bianchi ha tracciato anche una rapida storia della Pieve. E facendolo non poteva che imbattersi in Santo Bartolo, sangimignanese, nato nel castello di Mucchio nel 1228, figlio di un conte, ma che si fece terziario francescano e sacerdote, dedicando la sua vita, lui lebbroso, ai lebbrosi e al lebbrosario della Pieve di Cellole. Ecco, la lebbra come metafora di questa arrabbiata derelitta quanto abulica contemporaneità. La lebbra odierna è l'opacità in cui siamo rinchiusi. E' l'ottusità della mente che non si vuol aprire all'altro, al prossimo, al mondo. E' la torpidezza dell'anima pigra addormentata insensibile.

Tutto l'opposto vuole essere la nuova Comunità monastica di Pieve di Cellole. Disponibile a una reale e profonda comunicazione con chi si recherà a bussare al Monastero. Vivendo in amicizia e fraternità. Lavorando e pregando. Curando principalmente l'accoglienza: "Ero lebbroso e mi avete curato".

Allacciandosi a queste ultime considerazioni, Giacomo Bassi, Sindaco di San Gimignano, ha ringraziato la Comunità Bose per aver restituito a San Gimignano una Pieve più splendente e più bella di prima, confidando in un rapporto sempre più fruttuoso tra la nuova comunità monacale con la più vasta comunità sangimignanese, ottime essendo state le premesse nei precedenti quattro anni di comune lavoro che ha portato ai risultati che tutti hanno potuto ammirare.

Giuseppe Picone
San Gimignano, 9 aprile 2013