Wittenberg: aprire la Riforma al futuro e all’universale

Monumento di Lutero a Wittenberg
Monumento di Lutero a Wittenberg

Cinquecento anni fa, Wittenberg è stata il luogo che ha innescato la Riforma protestante: nel 1517, Martin Lutero – monaco agostiniano di quella città – vi affisse (almeno secondo la tradizione) le sue 95 tesi sulle indulgenze alla porta della chiesa del castello, dando inizio al movimento riformatore. Quest’anno, Wittenberg diventa il centro della commemorazione di quell’evento: un milione di visitatori sono attesi durante l’anno del “giubileo”.

Da maggio fino a settembre, Wittenberg accoglie in particolare una grande “esposizione universale della Riforma”: lungo il percorso delle mura della città medievale, sette “porte della libertà” sono innalzate, attorno alle quali i visitatori sono invitati a confrontarsi con le questioni di chiesa, di fede e della situazione attuale del mondo. Ogni “porta” tratta di un tema particolare, per il quale informazioni, rappresentazioni teatrali o musicali, conferenze e dibattiti sono previsti. Se una prima porta di “benvenuto” permette di portare uno sguardo nuovo sulla città e sul mondo, le altre “porte” sviluppano i temi della spiritualità e del rapporto a Dio, della gioventù, dell’ecumenismo e delle religioni. Ma anche interrogazioni più politiche e sociali vengono prese in considerazione: una porta tratta di “giustizia, pace e salvaguardia del creato”, un’altra della globalizzazione, mentre l’ultima si interessa alla cultura. L’esposizione desidera rispondere a un doppio obiettivo: interessare i visitatori alle questioni che stanno a cuore alle chiese nate dalla Riforma, ma anche aprire le chiese e le loro riflessioni alle interrogazioni contemporanee. Instaurando tale dialogo, la mostra intende dunque non solo ricordare il passato dell’evento riformatore, ma pretende ancor più plasmare un futuro di pace, di accoglienza e di convivenza nonostante la storia di divisione tuttora attiva che la Riforma ha generato mezzo millennio fa.

Sempre a Wittenberg si è poi tenuto negli ultimi giorni di maggio l’edizione 2017 del Kirchentag (raduno ecclesiale) delle chiese evangeliche tedesche. In quest’anno di commemorazioni della Riforma, la scelta è stata fatta anche qui di declinare l’incontro rivolgendo lo sguardo al futuro della coesistenza, ponendo al centro dell’attenzione l’incontro tra persone, popoli e culture, nonché l’aiuto e l’accoglienza verso i migranti. Alcune manifestazioni del raduno si sono inoltre svolte a Berlino (a un centinaio di chilometri); in particolare una serata di dibattito molto mediatica con l’ex-presidente americano Barack Obama e la cancelliera tedesca Angela Merkel si è tenuta di fronte all’emblematica Porta di Brandenburgo, ricordo di un’altra divisione che per diversi decenni ha smembrato la Germania in due stati. Al culto conclusivo del Kirchentag di Wittenberg, come per sottolineare ancora il ruolo sociale e politico delle chiese, ha preso parte anche il presidente tedesco Franz-Walter Steinmeier. Oltre a ricordare che “a Wittenberg è cominciato uno tra i più grandi cambiamenti nella storia del mondo, e questo è ancora in corso”, Steimeier ha lodato l’impegno delle chiese, “senza il quale la società mancherebbe di calore e di umanità”. Ma non ha omesso di invitare le chiese cattolica e protestanti del paese ad andare avanti con coraggio nel percorso ecumenico. Il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, presidente delle chiese evangeliche in Germania, gli ha fato eco, insistendo sul forte contributo ai dibattiti sociali che la chiesa vuole dare, ma sottolineando altresì il desiderio degli evangelici tedeschi, sempre e nonostante tutto, di cercare e proseguire il dialogo.

Da questo punto di vista, un bel segno di dialogo in Germania – in occasione del quinto centenario della Riforma – è stato il pellegrinaggio a Gerusalemme compiuto insieme, qualche mese fa, dai vescovi cattolici e dai responsabili delle chiese evangeliche in Germania. Se da Wittenberg, cinque secoli fa, una spaccatura ha lacerato la cristianità occidentale, le chiese evangeliche tedesche desiderano ormai, per rendere più autentica la loro presenza nella società, offrire luoghi e tempi per modellare l’avvenire sotto il segno della riconciliazione.