I vostri crimini sono orribili, voi siete amati

Vescovo Angelos
Vescovo Angelos

Nei brevi giorni intercorsi tra l’orribile attentato di Manchester e quello di Londra, in Egitto un commando ha fatto strage di pellegrini copti che si stavano recando al monastero di San Samuele presso El-Menya. Acquista allora un significato particolare questa lettera aperta del vescovo + Angelos, guida della diocesi copto-ortodossa del Regno Unito, scritta dopo l’eccidio di El Menya. È la voce di una chiesa di martiri che non rinuncia a professare la propria fede e, sull’esempio del suo Signore, a pregare anche per i persecutori.


Ancora una volta proviamo un dolore per il quale le parole sembrano insufficienti. In passato mi sono rivolto alle vittime di atti terroristici, mi sono rivolto alle loro famiglie, mi sono anche rivolto a quanti hanno potuto, anche solo in minima parte, fornire aiuto e sostegno ai più vulnerabili.

Questa volta, comunque, sento il bisogno di rivolgermi a quanti commettono questi crimini.

Voi siete amati!

I crimini violenti e mortali che commettete sono orribili e detestabili,

ma voi siete amati.

Siete amati da Dio, vostro Creatore, perché vi ha creati a sua immagine e donandovi la sua somiglianza, collocandovi su questa terra per compiere grandi cose secondo il suo disegno a favore di tutta l’umanità.

Siete amati da me e da milioni come me, a motivo non di quello che fate, ma di quello di cui siete capaci come magnifiche creature di Dio, che ci ha creati con una umanità condivisa.

Siete amati da me e da milioni come me perché io, e noi, crediamo nella trasformazione.

La trasformazione è centrale nel messaggio cristiano: nel corso della storia, infatti, abbiamo visto molti trasformati da persecutori di Cristo e dei cristiani a persone passate a vivere con la grazia.

Crediamo nella trasformazione perché ogni giorno siamo personalmente trasformati da una vita di umana debolezza e peccato in una vita di forza e rettitudine.

Crediamo nella trasformazione perché tutto il messaggio della croce e resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo consiste nel tirar fuori l’umanità dai legami di peccato e di morte per una liberazione nella bontà e nella vita senza fine.

Il nostro mondo sta certamente soffrendo a motivo della nostra umanità in frantumi, ma è nostra responsabilità – personale e collettiva – incoraggiare e ispirare noi stessi e quanti incontriamo sul nostro cammino a una vita di virtù, santità, amore e perdono verso tutti.

So che la mia reazione è distante da quella che molti si sarebbero potuti aspettare, ma il messaggio cristiano è proprio questo: guardare il nostro mondo come attraverso gli occhi di Dio, che ama tutti e che desidera che tutti siano liberati attraverso di Lui.

Certo, sono in lutto e soffro per quelli che hanno perso la vita, per coloro che piangono e per quanti continueranno a essere dolorosamente segnati da queste tragiche esperienze; ma soffro anche per un giovane che considera non solo giustificabile ma addirittura glorioso togliere la vita ad altri giovani uomini e donne e privare la propria famiglia e le loro della gioia di vederli crescere e diventare adulti.

Nessuna famiglia dovrebbe perdere un figlio in questo modo, anche se fosse in tutto o in parte responsabile della sua ideologia distorta. Questo smarrimento può condurre una persona dall’ideologia al carcere come risultato delle sue azioni e scelte o, nel peggiore dei casi, può spingerla fino a togliersi la vita assieme a quella degli altri, senza preoccuparsi dell’enorme costo per quelli che rimangono.

E, allo stesso modo, nessuna famiglia merita di perdere figli e membri che stavano semplicemente conducendo la loro vita quotidiana e godendo del diritto a vivere donato loro da Dio: alcuni assistendo a un concerto, altri recandosi in pellegrinaggio a un monastero, altri semplicemente camminando per le strade della loro città o in qualunque altra circostanza.

Sono nel dolore anche per quanti considerano una vittoria assaltare un autobus pieno di pellegrini e uccidere bambini, donne e uomini solo perché si rifiutavano di rinnegare la propria fede, come accaduto ai cristiani copti a El-Menya il 26 maggio scorso.

Ciò che diventa sempre più ovvio è che molti di questi attacchi avvengono perché si è smarrita la comprensione della santità della vita, la nostra e quella altrui.

Perciò, preghiamo insieme per il nostro mondo in frantumi che genera genitori che perdono i loro figli, figli che perdono i genitori e l’umanità che perde l’umanità per la quale era stata creata.

Non è importante che questo messaggio venga letto, ma che sia comunicato;

non che sia accettato ma che sia capito come una prospettiva altra;

non che sia pienamente condiviso, ma che possa creare almeno un’ombra di dubbio nelle menti di coloro che si dedicano a infliggere male e dolore.

+ Angelos
Londra, 30 maggio 2017