Riforma, pentecostali e dialogo ecumenico

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Cecil M. Robeck, Jr.*
per Finestra ecumenica
*Docente di Storia della Chiesa ed Ecumenismo al Fuller Theological Seminary (Pasadena, California), già membro del Comitato direttivo del Global Christian Forum e Co-Presidente della Commissione internazionale di dialogo cattolica-pentecostale, Collaboratore del Consiglio Ecumenico delle Chiese


Quest’anno 2017 segna il 500° anniversario della Riforma protestante. Alcuni lo ritengono evento importante, necessario e positivo contributo alla vita della Chiesa; altri lo vedono come una ferita non necessaria nella vita della Chiesa. È fuori discussione che questo evento abbia risollevato questioni di lunga data tuttora in via di soluzione. Il movimento ecumenico consiste proprio in questo: come possiamo risolvere simili questioni che abbiamo di fronte? Come possiamo superare le nostre differenze? Come possiamo fare passi in avanti insieme?

Pur avendo un grande significato per molte Chiese, in particolare la Chiesa cattolica, la Chiesa ortodossa e le denominazioni che si sono formate all'epoca della Riforma (Anglicani, Luterani, Riformati e Anabattisti), questo anniversario ha un senso molto meno forte per i cristiani pentecostali, in particolar modo per i Pentecostali classici. Una ragione è che i Pentecostali generalmente non si ritengono protestanti. Non esisteva all'epoca della Riforma un movimento pentecostale. I Pentecostali sono, al massimo, i pro-pronipoti della Riforma protestante. Se si può dire che la Chiesa Cattolica Romana è il tronco originale, l'albero genealogico passa per il ramo anglicano (figlio), i metodisti (nipoti), le chiese della tradizione wesleyana (pro-nipoti), prima che appaiano le chiese pentecostali (pro-pronipoti).

Il fatto che esista un rapporto ininterrotto tra tutte queste Chiese è sia un fatto storico che una questione di vita ecclesiale. La Missione di Azusa Street che ha dato grande impulso a buona parte del movimento pentecostale nel mondo ha pubblicato il suo "Dottrina e disciplina" nel 1915. Un'analisi di questo documento rivela che si basa sull'opera di John Wesley "Dottrine e disciplina" che fu sviluppata ad uso della Chiesa metodista e poi utilizzata da una serie di "movimenti di santità" (Holiness groups) che erano fuorisciti dalla Chiesa metodista nella seconda metà del XIX secolo. Ma è anche chiaro che "Dottrine e disciplina" di John Wesley era, in realtà, una versione sintetica dei "Trentanove articoli di religione" della Chiesa anglicana, adottati dal Parlamento inglese nel 1571.

Risulta meno chiaro dove situare i Pentecostali. In un incontro del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese, tenutosi a Toronto in Canada nel 1950, fu adottato un importante documento intitolato "La Chiesa, le Chiese e il Consiglio ecumenico delle Chiese". Esso cercava di trovare queste definizioni: qual è la definizione di "Chiesa"? Chi ha il diritto di usarla? Chi può o non può riconoscere questa realtà negli altri? Il Consiglio ecumenico delle Chiese deve essere considerate una Chiesa?

Le Chiese antiche (Ortodossa e Cattolica) rivendicano il termine come loro e, pur non essendo in piena comunione tra loro, si riconoscono reciprocamente la validità di questa rivendicazione. Tuttavia, malgrado molti dei gruppi che si formarono all'epoca o a partire dall'epoca della Riforma protestante rivendichino anch'essi il diritto a ritenersi "Chiese", rimangono differenze profonde tra loro sulla modalità di utilizzo del termine "Chiesa" per autodefinirsi.

Con i Pentecostali, la questione si fa ancora più complicata. Da un lato, le denominazioni pentecostali, come i loro progenitori, si definiscono "Chiese". Molti, come la Chiesa di Dio (Cleveland, TN), la Chiesa di Dio in Cristo, o la Chiesa internazionale della santità pentecostale, usano il termine "Chiesa" per definirsi. Ma costituiscono una "Chiesa" nel senso dato a questo termine dalle Chiese antiche? In merito non si è ancora pervenuti a una risposta univoca e convergente, essendo i Pentecostali ancora abbastanza giovani. È più comune che i Pentecostali facciano riferimento a se stessi usando il termine "movimento" o "comunione" (fellowship). Di fatti, il gruppo più numeroso di Pentecostali a livello mondiale è noto come Pentecostal World Fellowship. Essa raduna i Pentecostali ogni tre anni per scopi comunitari.

È interessante notare che, tra i leader e i pensatori pentecostali di inizio XX secolo, era comune l'idea che i Pentecostali rappresentassero una rinascita o un movimento che avrebbe portato unità l'intera Chiesa. Charles F. Parham, che sosteneva che il parlare in lingue fosse la prova del battesimo nello Spirito, annunciò fin dal 1900 che era stato unto per essere "apostolo dell'unità". William J. Seymour, pastore della famosa Missione di Azusa Street, distribuì un pamphlet ai nuovi membri e pubblicò un'importante dichiarazione sull'atteggiamento della missione nei confronti dell'unità usando le seguenti parole: "Il Movimento della Fede Apostolica è a favore della restaurazione della fede consegnata una volta ai santi – la religione dei vecchi tempi, i camp meeting, i revival, le missioni, il lavoro di strada e in prigione e l'unità cristiana ovunque". Entrambi questi uomini usarono il termine "movimento" per descrivere il loro operato.

Avendo i Pentecostali iniziato a essere coinvolti in discussione ecumeniche, prima con la Chiesa Cattolica, poi con le Chiese riformate, luterane e ortodosse, così come con il Consiglio ecumenico delle Chiese, la questione di come descrivere il pentecostalismo è di grande importanza. I suoi vari gruppi, organizzati come chiese, portano molti segni della Chiesa, e credono ciò che la Chiesa è chiamata a credere, ma forse sono più che semplici chiese, sono stati chiamati da Dio in quest'epoca a diventare un mezzo per unire tutti coloro che invocano il nome di Gesù Cristo come Dio, Signore e Salvatore. Forse bisognerebbe guardare a loro sotto un'altra luce. Il Pentecostalismo forse dovrebbe essere visto, prima di tutto, come una forma di spiritualità che ha la capacità di attraversare tutti i confini denominazionali piuttosto che pretendere che, anch'esso, debba essere definito come "Chiesa".

Nel documento Dal conflitto alla comunione (2013), cattolici e luterani insieme hanno sottolineato come il movimento pentecostale si possa ritrovare in molte chiese sotto forma di rinnovamento carismatico. La capacità dei pentecostali di attraversare tanti confini confessionali offre a tutti i cristiani nuove opportunità di trovare modalità per crescere insieme. L'apostolo Paolo ha invitato tutti i membri dell'unico Corpo a lavorare insieme sotto un unico capo, Cristo. Nonostante le istanze che hanno suscitato la Riforma protestante nel 1517 non siano state ancora interamente soddisfatte, forse tutte le Chiese, incluse quelle pentecostali, avrebbero bisogno di guardare a ciò che le accomuna alla luce dell’incontro con Dio. Il movimento pentecostale e la sua presenza in altre Chiese, attraverso il movimento carismatico, è una spiritualità genuina radicata nell'incontro con il Dio uno e trino. Se accettassimo che Dio, mediante il suo Spirito, è presente in mezzo a tutti coloro che invocano il nome di Gesù Cristo, allora forse una nuova serie di incontri con il Dio uno e trino potrà alleviare la frattura della separazione sviluppatasi tra i Cristiani all'epoca della Riforma protestante.