Una casa per la pace

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I membri della commissione
I membri della commissione

La riunione annuale della Commissione internazionale per il dialogo dei Frati Minori (Mostar, 19-25 febbraio 2018)
Riccardo Burigana per Finestra ecumenica

Dal 19 al 25 febbraio a Mostar si è tenuta la riunione annuale della Commissione internazionale per il dialogo dei Frati Minori: la Commissione, istituita alla fine degli anni ’80, anche sull’onda dell’incontro di preghiera per la pace delle religioni a Assisi, ha portato avanti per anni una riflessione a partire da esperienze locali per favorire una sempre migliore condivisione e promozione del dialogo all’interno della famiglia dei francescani; due anni fa, con la nomina del francescano statunitense Russel Murray, con alle spalle studi specifici proprio sulla Chiesa Cattolica e il dialogo ecumenico, a presidente della Commissione, e di nuovi membri, tra i quali, per la prima volta nella storia della Commissione, è stato incluso anche un laico, si è voluto proseguire quanto era stato fatto, con l’intento di riaffermare la centralità della dimensione del dialogo per la vita delle comunità francescane nel mondo, cercando di entrare in sintonia con la nuova stagione del dialogo ecumenico. Infatti il ruolo rinnovato della Commissione assume un valore del tutto particolare tenuto conto del fatto che papa Francesco, talvolta richiamandosi in modo esplicito alla figura di Francesco e della sua tradizione, ha rilanciato l’impegno della Chiesa Cattolica nella costruzione dell’unità visibile dei cristiani nella quotidiana esperienza della fede, come padre Murray ha detto nella prima riunione della nuova Commissione, che si è tenuta nel febbraio 2017, presso la Curia generalizia dell’Ordine dei Frati minori.

A Mostar, dove è stato dato il benvenuto a Lia Giovanazzi Beltrami, membro neoeletta, la riunione della Commissione si è articolata in una serie di sessioni di lavoro nelle quali si è discusso cosa fare per favorire un’ulteriore promozione all’interno dell’Ordine francescano, ma non solo, di una cultura di dialogo nello spirito di Francesco di Assisi, riletto alla luce del concilio Vaticano II, delle parole e gesti di papa Francesco e della tradizione francescana; in queste sessioni centrale è stato lo scambio di informazioni su cosa i francescani, in tante parti del mondo, con modalità talvolta molto diverse, stanno già facendo proprio per promuovere il dialogo nella convinzione, come è stato ricordato dai partecipanti, che questo sia un elemento fondamentale del carisma francescano con il quale costruire una società nella quale dialogo e ascolto possano alimentare un clima di armonia, così da combattere intolleranza, pregiudizi, discriminazioni e paure, che caratterizzano, come è emerso dai racconti dei membri della Commissione, tanti luoghi del mondo.

Nelle sessioni di lavoro sono stati due i temi sui quali si è concentrata l’attenzione della Commissione: l’800° anniversario dell’incontro tra Francesco d’Assisi e il sultano Sultano al-Malik al-Kamil a Damietta e la definizione di un progetto per la creazione di una «scuola di dialogo». Per celebrare questo anniversario l’Ordine francescano ha messo in cantiere una serie di iniziative che sono state pensate dalla Commissione speciale per il dialogo con l’islam, come ha raccontato fra Michael Calabria, presidente di questa Commissione, direttore del Center for Arab and Islamic Studies della St. Bonaventura University; sono in programma una speciale commemorazione, guidata da padre Michael Perry, Ministro generale dell’Ordine francescano, e la realizzazione un «kit» di risorse on-line, pensato per i frati e per tutti coloro che hanno un interesse per il dialogo con l’islam, in modo da offrire loro delle risorse per una migliore conoscenza di questa pagina della vita di Francesco d’Assisi e per la necessità di un dialogo tra cristiani e musulmani nel XXI secolo per sconfiggere la violenza che si nasconde dietro la religione. Nella Commissione si è parlato anche di altre iniziative di carattere puramente locali, che manifestano interesse per questo evento e per le letture che ne sono state date per secoli, soprattutto nel campo delle arti visive; di fronte a questo panorama di iniziative locali è emersa l’esigenza di una migliore condivisione di quanto viene fatto per il dialogo con l’islam che rappresenta, da sempre, uno degli ambiti nei quali i francescani sono presenti con un ruolo del tutto particolare come testimonia la Custodia di Terra Santa.

L’altro tema sul quale la Commissione si è concentrata, è stata la proposta di «costituire Scuole di dialogo in diverse regioni del mondo, dove i frati, insieme ad altri religiosi e a laici, possano imparare come impegnarsi con efficacia nel dialogo con i fedeli di altre Chiese cristiane e di altre tradizioni religiose»; si è discusso del contenuto e della struttura della Scuola di dialogo, nella quale offrire conoscenze sulla figura di Francesco d’Assisi, sulla storia del francescanesimo, sul concilio Vaticano II e sullo stato del magistero della Chiesa cattolica, accompagnate da esperienze dirette di dialogo, come ha chiesto anche John Wong della Custodia di Singapore-Malaysia-Brunei, mentre padre James Puglisi ha raccontato dell’esperienza del Centro Pro Unione di Roma che, da anni, organizza, con successo, una Summer school di introduzione all’ecumenismo e ai luoghi di dialogo di Roma. Al termine di un partecipato dibattito si è deciso così di affidare a un membro della Commissione la redazione di questo progetto in vista dell’attivazione della prima Scuola di Dialogo nella tarda primavera del 2019, lasciando aperta la possibilità di tenere questa Scuola di Dialogo in diversi luoghi. 

La riunione è stata anche l’occasione per conoscere meglio la realtà di dialogo ecumenico e interreligioso della Bosnia-Herzegovina, dove i francescani, come ha ricordato il frate Iko Soo, membro della Commissione, sono impegnati in prima persona nella costruzione di ponti di dialogo senza i quali appare incerto il futuro della Bosnia-Herzegovina in tutte le sue articolazioni. A Mostar la Commissione ha avuto modo di incontrare Salem Ef. Dedović, il muftì della locale comunità islamica che, ricevendo la Commissione in uno spirito di amicizia, ha ricordato la complessa storia dell’Herzegovina, soffermandosi soprattutto sulle vicende del XX secolo, quando la stessa città di Mostar ha dovuto subire distruzioni che hanno lasciato ferite tuttora aperte. Sempre a Mostar la Commissione ha incontrato il sindaco della città, Ljubo Bešlić, che, senza tacere della paralisi del sistema elettorale per la nomina del sindaco, ha sottolineato quanto il governo della città stia lavorando, insieme alle diverse comunità religiose, nella costruzione di un presente nel quale dare una speranza per il domani, uscendo da una clima di diffidenza e di rancore, che tanto pesa ancora nei rapporti umani; da questo punto di vista interessante è stato anche l’incontro con il rettore della locale università, Zoran Tomić, che ha sottolineato la funzione dell’Università, con i suoi oltre 14.000 iscritti, che cerca di attivare nuovi progetti di collaborazione nella Bosnia-Herzegovina, con le altre università, e con l’Europa nella convinzione, come ha detto il rettore, che questa sia una strada per assicurare un futuro, nonostante le difficoltà finanziarie dell’Università e la fame di lavoro che spinge tanti giovani a lasciare il paese, una volta completati gli studi.

A pochi chilometri da Mostar si trova il Monastero Serbo-Ortodosso dell’Annunciazione di Mostar, che la Commissione ha visitato, accolta dall’egumeno Daniel Pavlović che ha raccontato la storia del Monastero, diventato, soprattutto negli ultimi anni, un luogo di incontro e di dialogo tra cattolici e serbi-ortodossi: si tratta di un dialogo che va avanti con tanti gesti di buona volontà, come ha detto anche il padre Iko Skoko, che è uno degli artefici di questo dialogo locale, anche se deve confrontarsi con le paure delle comunità, dove non mancano coloro che rifiutano la strada del dialogo.

La Commissione si è spostata a Sarajevo dove è stata ricevuta dal cardinale Vinko Puljić;, arcivescovo di Sarajevo, che ha ringraziato i francescani per la loro presenza in Bosnia-Herzegovina: con la loro presenza aiutano i cattolici a comprendere e a conservare la propria identità e sono al servizio del dialogo con il quale, come dimostrano i tanti passi compiuti anche a Sarajevo, si può sconfiggere la violenza che ancora si respira nelle strade della Bosnia-Herzegovina; sollecitato da qualche membro della Commissione, il cardinale ha ricordato i tempi dell’assedio di Sarajevo, quando le parole di sostegno di Giovanni Paolo II furono così importanti per superare i tanti momenti nei quali ogni cosa sembrava perduta.

Da Sarajevo la Commissione si è recata a Srebrinica dove è stata celebrata l’eucaristia con la piccola comunità locale, nel luogo, dove si conservano le rovine del primo convento dei francescani in Bosnia, costruito nel 1291 e distrutto alla fine del XVII secolo; da allora i cattolici coltivano la memoria di questa fondazione tanto importante per la storia della Chiesa cattolica nella regione. A Srebrinica, dopo un incontro con le autorità civili, la Commissione si è recata nel memoriale che ricorda l’uccisione di oltre 8000 musulmani per un momento di riflessione sull’orrore della violenza che va combattuta con l’amore per promuovere una riconciliazione delle memorie che può aiutare a superare le ferite del passato senza dimenticarlo o rimuoverlo.

La Commissione ha voluto incontrare anche alcune realtà francescane per conoscere la loro esperienza di testimonianza dell’identità della Chiesa cattolica e di dialogo ecumenico e interreligioso; tra questi incontri particolarmente coinvolgente sono state le ore trascorse nel convento di Široki Brijeg: lì la Commissione ha pregato nel luogo dove 64 francescani sono stati uccisi nel febbraio 1945.

A Mostar, la Commissione è stata ospitata nella Casa della pace, che pur essendo ancora in costruzione, ha voluto così aprire le sue porte, dal momento che, come ha detto padre Iko Skoko, non ci poteva essere occasione migliore per riaffermare come questa Casa voglia essere un gesto concreto di accoglienza quale primo passo per la costruzione della pace tra uomini e donne, così come papa Francesco ha ripetuto tante volte in questi anni, come quando ha trascorso una giornata a Sarajevo, il 6 giugno 2016, dicendo, tra l’altro, «apprezzo sinceramente quanto avete fatto sino ad ora e vi incoraggio in questo vostro impegno per la causa della pace, della quale voi, come leader religiosi, siete i primi custodi qui in Bosnia ed Erzegovina. Vi assicuro che la Chiesa Cattolica continuerà a dare il suo pieno appoggio e ad assicurare la sua completa disponibilità. Apprezzo sinceramente quanto avete fatto sino ad ora e vi incoraggio in questo vostro impegno per la causa della pace, della quale voi, come leader religiosi, siete i primi custodi qui in Bosnia ed Erzegovina. Vi assicuro che la Chiesa Cattolica continuerà a dare il suo pieno appoggio e ad assicurare la sua completa disponibilità».

Il prossimo incontro della Commissione si terrà nel marzo 2019 a Istanbul, la presso Fraternità Santa Maria Draperis, la casa della Fraternità Internazionale per il Dialogo dell’Ordine.