Warning: getimagesize(images/newsletter/ecumenismo/finestra_ecumenica_2018/18_06_04_istituto_Bossey.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Warning: getimagesize(images/newsletter/ecumenismo/finestra_ecumenica_2018/18_06_04_istituto_Bossey.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Come immettere sangue nuovo nel movimento ecumenico?

Multithumb found errors on this page:

There was a problem loading image 'images/newsletter/ecumenismo/finestra_ecumenica_2018/18_06_04_istituto_Bossey.jpg'
There was a problem loading image 'images/newsletter/ecumenismo/finestra_ecumenica_2018/18_06_04_istituto_Bossey.jpg'
18_06_04_istituto_Bossey.jpg

ABCDell'Ecumene

L’espressione “formazione ecumenica” solleva alcune questioni: l’ecumenismo può essere appreso?, oppure “formazione ecumenica” significa “apprendere ecumenicamente”? Vi è un ampio dibattito sulla formazione ecumenica portata avanti nei diversi ambiti. Questo breve articolo presenterà l’Istituto ecumenico di Bossey, che offre un particolare tipo di formazione ecumenica in termini sia di formazione sul movimento ecumenico sia di apprendimento delle questioni ecumeniche, e tutto ciò in una modalità ecumenica.

Già negli anni 1920, il teologo riformato svizzero Adolf Keller si rese conto che per i futuri pastori delle chiese sarebbe stato necessario conoscere le altre chiese non semplicemente attraverso la lettura di libri, ma attraverso un incontro vivo con rappresentanti di quelle chiese. Egli organizzò corsi estivi con studenti di diverse chiese e di diversi paesi, i quali divennero una sorta di archetipo di ciò che ora viene offerto all’Istituto ecumenico di Bossey.

Nel 1946 Willem A. Visser t’Hooft, teologo riformato olandese che dal 1938 fu Segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (dapprima del suo comitato provvisorio e poi, dal 1948 al 1966, dell’istituzione organizzatasi ufficialmente), sviluppò ulteriormente quest’idea e fondò un Istituto ecumenico al Château Bossey, un’antica grangia appartenuta nel medioevo a un monastero cistercense e in seguito proprietà di diversi nobili che lo trasformarono in un piccolo castello.

Dal 1952 l’Istituto organizza ogni anno una “Scuola di specializzazione in studi ecumenici”, in cui studenti provenienti da diverse tradizioni ecclesiali e da ogni parte del mondo vivono e studiano insieme per un semestre. Nei settant’anni trascorsi dalla sua istituzione, la Scuola ha assunto modalità diverse, ma alcune caratteristiche sono rimaste stabili e si sono configurate in una forma specifica di formazione ecumenica, costituita specialmente da una stretta combinazione di insegnamento accademico con una vita e un apprendimento vissuti all’interno di una comunità ecumenica.

La cappella (situata nel luogo dell’antico torchio medievale) è il luogo centrale – sebbene non fisicamente – della vita quotidiana di uno studente a Bossey. Pregare ogni mattina con i compagni e lo staff dell’Istituto, appartenenti a diverse tradizioni ecclesiali e con usi e costumi molto differenti, costituisce una sfida per tutti gli studenti. È qui che essi scoprono la diversità degli altri, ed è qui che scoprono cosa significhi non poter condividere l’eucaristia, oppure che altre chiese non ordinano le donne. Essi scoprono la preghiera silenziosa oppure la preghiera in lingue, la ricchezza di una liturgia strutturata in maniera complessa oppure la sobrietà di un ufficio meditativo. Devono confrontarsi con lo stare seduti a terra oppure in piedi durante tutta la liturgia, e devono reagire quando chi presiede la liturgia chiede loro di togliersi le scarpe entrando nella cappella oppure quando sono invitati a danzare. Per alcuni è strano usare candele o incenso, ad altri mancano le icone. Qui viene esperita tutta la ricchezza, ma anche tutta l’alterità dell’ecumene cristiano mondiale.

Non soltanto il corpo degli studenti ha una composizione ecumenica, ma anche lo staff dei docenti rappresenta le principali tradizioni cristiane e le principali regioni del mondo. E questo rende anche l’insegnamento assai peculiare. La conoscenza delle tradizioni ecclesiali diverse dalla propria è ottenuta non soltanto attraverso i libri o le lezioni dei docenti da parte degli studenti, ma anche attraverso l’incontro con i compagni di studi. Su questa base essi comprendono in una modalità più esistenziale le problematiche affrontate dal Consiglio ecumenico delle chiese. Per fare due soli esempi, se uno studente proveniente dall’Europa dell’est incontra un compagno proveniente dalla Nigeria, egli comprenderà meglio il motivo per cui il dialogo interreligioso è compreso in maniera differente nelle diverse chiese e paesi; se uno studente proveniente dalla Corea incontra per la prima volta un ortodosso russo, comprenderà meglio le ragioni per cui il Consiglio ecumenico delle chiese deve affrontare questioni dottrinali.

Allo stesso tempo, tuttavia, l’incontro con persone appartenenti ad altre chiese sfida gli studenti a riflettere maggiormente sulla propria chiesa e a rendere ragione delle proprie tradizioni di fede di fronte agli altri. In tal modo essi approfondiscono la propria identità in una modalità per cui comprendono più chiaramente la propria tradizione senza dare per scontato il fatto di essere cattolici, ortodossi, battisti o presbiteriani. Allo stesso tempo sono aperti agli altri e rispettano le diverse modalità di vivere la fede cristiana.

In altre parole, il metodo di insegnamento utilizzato a Bossey è basato sull’“estraniamento” rispetto alla propria appartenenza ecclesiale: gli studenti sono confrontati in molti modi con diverse scoperte della diversità. Essi devono “disimparare” ciò che hanno imparato a casa loro, al fine di assumere una prospettiva più ampia sulla propria fede e sulla pluralità del cristianesimo.

Da più di dieci anni l’Istituto ecumenico promuove questo approccio anche a livello del dialogo interreligioso. Ogni estate un gruppo di circa venticinque giovani cristiani, musulmani ed ebrei si ritrovano per tre settimane al fine di conoscersi, fare esperienza delle liturgie altrui, discutere questioni salienti e vivere insieme. E questa non è soltanto una sfida logistica per gli organizzatori ma un esempio di come i previsti conflitti e l’esposizione all’alterità sfidino le vite dei partecipanti.

L’apprendimento e l’insegnamento a Bossey rivelano come uno dei problemi principali del movimento ecumenico sia l’ermeneutica, cioè la questione se e come i cristiani possono comprendersi reciprocamente. Imparare l’inglese per poter comunicare con insegnanti e compagni di studi non è sufficiente. Ogni tradizione confessionale all’interno del cristianesimo e delle altre religioni presenta anche un livello di specificità culturali che sono differenti nelle diverse parti del mondo. Ciò è combinato con caratteristiche culturali che hanno dato forma a usi che paiono essere validi e attuati in tutto il mondo. Uno studente proveniente dalla Cina come può comprendere il significato della venerazione di un’icona da parte di un suo compagno di studi ortodosso? Come è possibile spiegare a un cattolico polacco la comprensione di un decreto all’interno della chiesa battista del Myanmar?

Un tale apprendimento ecumenico e una tale formazione ecumenica non soltanto possono sembrare stimolanti: lo sono davvero. E sebbene in molti contesti oggi le facoltà universitarie e i seminari siano multiconfessionali e multiculturali, per certi versi tale pluralità resta accidentale, mentre a Bossey questa è intenzionale e programmata. Se in una facoltà o in un seminario l’incontro con l’alterità dell’altro può essere evitato, ciò non è possibile a Bossey.

Gli studenti di Bossey quindi dicono spesso che i loro studi presso quest’Istituto hanno cambiato la loro vita. Questo tipo di formazione ecumenica infrange stereotipi e muta la prospettiva sugli altri. In questo modo la formazione ecumenica presso l’Istituto ecumenico risulta una formazione alla pace e alla giustizia: non una conoscenza teorica ma la capacità esistenziale di vivere la pace e la giustizia.


* Il prossimo 21 giugno, in occasione della sua visita al Consiglio ecumenico delle Chiese a Ginevra, papa Francesco pranzerà presso l’Istituto ecumenico di Bossey. Abbiamo chiesto alla teologa luterana Dagmar Heller, già Decano accademico dell’Istituto, di presentarci la sfida che la formazione teologica pone all’intero movimento ecumenico.

Tags: ABCDell'Ecumene