Insieme in preghiera per il Medio Oriente

L'arrivo nella Chiesa di san NIcola
L'arrivo nella Chiesa di san NIcola
“Cari fratelli, siamo giunti pellegrini a Bari, finestra spalancata sul vicino Oriente, portando nel cuore le nostre Chiese, i popoli e le molte persone che vivono situazioni di grande sofferenza. A loro diciamo: ‘vi siamo vicini’”.

Con queste parole papa Francesco ha inaugurato la giornata di preghiera per la pace in medio Oriente, organizzata a Bari il 7 luglio 2018, cui hanno partecipato molti patriarchi delle Chiese ortodosse, Ortodosse orientali, Orientali cattoliche, e altri ancora, le cui comunità vivono il dramma delle guerre mediorientali.

Il saluto tra papa Francesco e il Patriarca Bartholomeos
Il saluto tra papa Francesco e il Patriarca Bartholomeos
L’idea di trovarsi insieme a pregare per il medio Oriente era stata suggerita al vescovo di Roma da vari patriarchi orientali ed egli volentieri se n’è fatto promotore. Bari è poi parso un luogo ideale, per la sua posizione prospiciente i luoghi del conflitto e per la venerazione di san Nicola, uno dei santi più amati dalle Chiese d’Oriente e d’Occidente. La Chiesa di Bari ha accolto gioiosamente la proposta, prodigandosi perché tutto fosse d’aiuto a un tale momento.

La giornata ha avuto inizio alla basilica di san Nicola. Un breve saluto di benvenuto dato sulla soglia, dal vescovo di Roma ai suoi fratelli, pastori delle altre Chiese, venuti a Bari per pregare insieme. Un saluto semplice e fraterno che ha dato il tono all’intera giornata. Poi la discesa nella cripta, dove sono custodite le reliquie del santo di Mira, per l’accensione della lampada uniflamma e per una preghiera silenziosa.

Il momento di preghiera comune
Il momento di preghiera comune
Il secondo momento, su un lungomare gremito di gente. Una preghiera fatta di parole e canti nelle lingue di quei popoli che si desiderava rendere presenti, quasi a volerne ascoltare i gemiti. Il Vangelo cantato in arabo, e poi le preghiere in greco, siriaco, armeno, inglese. Una preghiera addossata al mare, a ricordo anche delle tante vittime che in quelle acque hanno perso la vita cercando di sfuggire agli orrori delle guerre. E dinanzi al mare solo dei fratelli in preghiera.

Vi sono stati anche pochi semplici gesti, come quello delle lampade che i patriarchi – e con loro anche alcuni vescovi ortodossi, un vescovo luterano e una donna, segretaria del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente – hanno deposto su un candeliere. Il forte vento di maestrale le aveva spente quasi tutte, resta però una delle immagini più incisive di quel momento di preghiera: tutti in fila, ciascuno con il suo carico, verso un’unica meta, e il vescovo di Roma insieme a loro, né prima né dopo, ma in mezzo.

I patriarchi davanti alla Basilica di san Nicola
I patriarchi davanti alla Basilica di san Nicola
La seconda parte è stata non meno intensa. Tornati in basilica, i capi di Chiese si sono ritrovati per un confronto, a porte chiuse, ma aperte verso il mondo intero. Più di due ore di confronto fraterno. Anche qui tutti insieme, intorno a un tavolo perfettamente circolare, come fratelli che si ascoltano e che cercano di riconoscersi. E davanti alla basilica un folla in preghiera, per accompagnare silenziosamente quell’incontro: anche per i quattro fratelli di Bose, venuti da Ostuni per unirsi a questa giornata, è stato il momento in cui poter raccogliere nel cuore il dono grande di questo evento e rendere grazie al Signore.

A qualcuno è venuto in mente un sinodo, un concilio ecumenico. Difficile apporre etichette. Ma erano secoli che così tanti patriarchi appartenenti a Chiese diverse non si incontravano a confrontarsi, non si guardavano negli occhi. E alla fine un discorso vigoroso, pronunciato sul sagrato della basilica dal vescovo di Roma, attorniato dagli altri capi di Chiese. Pietro in mezzo ai fratelli: una scena da Atti degli apostoli. E dinanzi a loro una folla che chiedeva pace e unità. Un discorso forte in cui sono state passate in rassegna le ferite che affliggono il medio Oriente, ma indicando senza mezzi termini anche i sistemi di male che ne hanno la responsabilità. Indimenticabile il suono martellante di quella serie di “basta!” che ha scandito il discorso: “Basta ai tornaconti di pochi sulla pelle di molti! Basta alle occupazioni di terre che lacerano i popoli! Basta al prevalere delle verità di parte sulle speranze della gente! Basta usare il Medio Oriente per profitti estranei al Medio Oriente!”.

L'accensione delle candele
L'accensione delle candele
Dunque una giornata di preghiera e di confronto. Una giornata a sostegno dei popoli oppressi e sofferenti del medio Oriente, ma anche una giornata dall’altissimo valore ecumenico. Il 7 luglio è anche l’anniversario della morte del patriarca di Costantinopoli Athenagoras: come non pensare anche a lui e al seme da lui gettato nel solco della fraternità?

C’è un’espressione che ricorre spesso nei discorsi d’inizio e di fine di quella giornata: fratello/fratelli e sorelle. La dimensione della fraternità è stata certamente la nota dominante: fratelli che s’incontrano nella sollecitudine per altri fratelli e sorelle che sono nella sofferenza. Pietro in mezzo ai suoi fratelli, a ricordare che oltre un primato d’onore o di giurisdizione vi è un primato di sollecitudine, che forse unisce molto più in profondità e in verità.

Il saluto conclusivo
Il saluto conclusivo
L’auspicio che emerge dal cuore, al termine di una giornata come questa, un auspicio che pare abbia aleggiato a più riprese nella basilica a “porte chiuse”, ma dove il Risorto era certamente presente, è che questo incontro inauguri una tradizione. Che sia l’inizio di un nuovo cammino di fraternità.