Ecumenismo: figure e segnali del 2012

 

Né il focalizzarsi sulla scomparsa di questi patriarchi e sulle dimissioni dell’arcivescovo di Canterbury significa che il polso della situazione ecumenica lo si possa cogliere ignorando quanto avviene quotidianamente nel vissuto delle varie chiese. Anzi, paradossalmente, una consapevolezza che si sta facendo strada con sempre maggior chiarezza è che il movimento ecumenico non può più ignorare l’enorme diffusione a livello mondiale del pentecostalismo e delle chiese evangelicali: realtà ecclesiali con una struttura gerarchica minima o inesistente e per le quali solo recentemente le chiese “storiche” hanno predisposto strutture e organismi di dialogo e di ascolto. Come ha giustamente osservato Aram I, catholicos della chiesa apostolica armena, durante la consultazione su “l’ecumenismo conciliare” convocata a Beirut dal Consiglio ecumenico delle chiese, nel cristianesimo contemporaneo assistiamo allo spostamento da un ecumenismo istituzionale a uno di base, da un ecumenismo multiconfessionale a uno confessionale, da un ecumenismo globale a uno regionale, locale.

Perché allora focalizzare l’attenzione sulla scomparsa di alcuni capi di chiese ortodosse e orientali e sull’avvicendamento alla cattedra di Canterbury? Innanzitutto perché almeno due dei patriarchi scomparsi sono state figure altamente significative nel movimento ecumenico. Il patriarca greco-ortodosso di Antiochia, Ignazio IV Hazim, è stato per decenni uno dei principali artefici del dialogo ecumenico: tra i fondatori della “Gioventù ortodossa” in Libano e Siria nel 1942, resta memorabile un suo discorso all’Assemblea ecumenica di Uppsala nel 1968 sullo Spirito che fa nuove tutte le cose. Non a caso la chiesa greco-ortodossa di Antiochia è stata una delle pochissime ad aver risposto con un memorandum teologico all’invito espresso da papa Giovanni Paolo II nella sua enciclica Ut unum sint (1995) a ripensare insieme nuove forme di esercizio del ministero primaziale del vescovo di Roma. Dal canto suo, il patriarca Paulos della chiesa ortodossa etiopica era uno degli otto presidenti del Consiglio ecumenico delle chiese eletti all’assemblea generale di Porto Alegre nel 2006, dopo esser stato membro della commissione teologica di Fede e Costituzione. Inoltre tre di questi patriarchi erano alla guida delle rispettive chiese dagli anni settanta e il loro ministero aveva quindi attraversato una stagione estremamente complessa, ricca di fermenti e di dialoghi ecumenici e di relazioni con contesti sociali in profonda mutazione.