Ecumenismo: figure e segnali del 2012

 

Ma la rilevanza ecumenica di questi cambiamenti al vertice di chiese così diverse va ben al di là delle singole persone: sono le diverse modalità di scelta dei loro successori a suscitare riflessioni di estremo interesse. A parte le implicanze sociali e politiche di scelte ecclesiali così importanti prese o da prendersi in paesi come l’Egitto e la Siria nell’attuale contesto mediorientale, o come la Bulgaria, dove tale elezione avviene per la prima volta dopo la caduta del regime comunista, è la diversità delle procedure di elezione o nomina a offrire all’insieme delle chiese cristiane l’opportunità per riflettere sul fondamentale equilibrio necessario tra “l’uno, i pochi, i molti”. Cioè sulla dialettica tra sinodalità ed esercizio del primato, sulla differenza tra democrazie e conciliarità, sugli strumenti umani di cui lo Spirito si serve per far sentire il suo soffio vitale nella chiesa. In particolare vale la pena evidenziare la procedura seguita dalla chiesa copta: da tutte le diocesi sono stati presentati all’apposita commissione, presieduta dal locum tenens, diciassette candidati, monaci e vescovi; questi nominativi sono state esaminati e la rosa è stata ridotta a cinque persone, due vescovi e tre monaci; a questo punto l’intero corpo elettorale – composto da circa 2500 persone: vescovi, monaci, preti e laici rappresentanti tutte le diocesi e le istituzioni copte in Egitto e nella diaspora – ha votato tre nominativi tra i quali è stato poi eletto per sorteggio – come Mattia negli Atti degli apostoli – il nuovo patriarca. Tutte le fasi di discernimento sono state precedute e accompagnate di giorni di digiuno e di preghiera vissuti intensamente dall’intera chiesa: atteggiamento e disposizioni, queste, che troppo spesso dimentichiamo quando ragioniamo di nomine e successioni.

Certo, nessuno strumento può garantire a priori che una scelta umana sia conforme alla volontà di Dio, ma quando le nostre chiese si mostrano capaci di fare spazio allo Spirito perché agisca e restano in ascolto della Parola di Dio, allora anche le strutture ecclesiali ritrovano la loro autentica qualità di strumenti a servizio della comunione tra di noi e con Dio.

GUIDO DOTTI
monaco di Bose