Riunione annuale del DIM Italia

La seconda tappa del dialogo è stata mossa dalla consapevolezza che, dal punto di vista strettamente lessicale, la parola “monaco” non sfugge alla sua fondamentale intraducibilità da un vocabolario religioso all’altro. Se i partecipanti si sono mostrati concordi nell’affermare che il vocabolario è comune – cioè tutti si riconoscono nella parola “monaco” – tuttavia il senso di questo termine è diverso e proprio a ciascuna tradizione spirituale. La sfida dunque è stata quella di far emergere, al di là e dietro la cortina della definizione lessicale, il vissuto che tale termine veicola nelle diverse vie religiose.

Gli interventi preparati come base del dialogo in questa seconda tappa, che si poggiavano su testi molto ricchi, hanno permesso ai presenti di comprendere meglio l’identità del monaco nell’induismo, nel buddhismo, nel taoismo e nel cristianesimo. Attraverso un vivace scambio di domande e a diversi momenti di confronto seguiti a ciascun intervento, si è cercato anche di valutare gli elementi che fanno del monaco un monaco nelle diverse vie religiose, tenendo davanti soprattutto una domanda: è possibile, ed eventualmente come, arrivare a forgiare una definizione trasversale e condivisa di “monaco”? Celibato, marginalità, ascesi e vita comune sono forme condivise da tutti i monachesimi ?

Tra le molte cose emerse, utili per la riflessione futura, la conclusione dei partecipanti al dialogo: “In quanto monaci di diverse tradizioni religiose, riscontriamo che le pratiche sono molto simili, così come simili sono anche le esperienze e gli effetti di queste pratiche; ma il fine, i fini sono diversi. Come monaci, dunque, camminiamo su una stessa via verso fini diversi”. Invitiamo a leggere sul sito internet del DIM Italia un resoconto più dettagliato dei lavori, stilato dal coordinatore, e ad ammirare alcune foto che ben dipingono il variopinto e gioioso clima dell’incontro.