La pace degli oliveti siriani non si inaridirà

 

Pubblichiamo alcuni brani dell'omelia pronunciata a Balamand (Libano) il 29 giugno scorso, nella divina liturgia per la festa dei santi Pietro e Paolo, dal patriarca della Chiesa greco-ortodossa di Antiochia e di tutto l'oriente Yuhanna X, amico fedele della comunità. Le sue parole  vibrano di fede e di amore per i cristiani d'oriente, per tutti i cristiani, tutti gli uomini, per ogni terra, e ci uniamo alla sua invocazione di pace e unità:

Miei amati,

la festa dei Santi Pietro e Paolo ci ha riuniti qui oggi per incontrare volti amati che hanno ereditato la fede degli avi dai loro anziani e l'hanno infusa nei cuori delle nuove generazioni; volti di gente che vive la propria fede come una spada per combattere le difficoltà dell'oggi, sconfiggendo, con la luce di questa fede, la durezza della vita.

Antiochia è la prima ad avere coniato la parola “cristiani”, ad averla trasformata in una meravigliosa melodia cantata dalle labbra di generazioni. La chiesa di Antiochia è una conchiglia che può parere piccola e nascosta nella storia e nella geografia di questo universo ma questa conchiglia cela al suo interno il suo tesoro più prezioso: la fede in Gesù Cristo. Questa conchiglia ha diffuso lo splendido profumo di questo nome nel mondo intero ed essa ancora testimonia questo santo nome con amore e spirito di apertura verso l'altro. Con pazienza essa naviga nel mare delle tentazioni di questo mondo, confidando nella speranza del suo Signore e rafforzata dalla fede dei suoi figli che ricevono luce per le loro vite dal volto del Signore.

La fede è un “deposito”. Ciò è quanto i nostri testi di liturgia dicono quando parlano di “conservare il deposito”. Questo ci permette di dire che la fede dei nostri antenati è stata conservata come un “deposito”. Essa è pervenuta fino a noi e noi l'abbiamo ricevuta nonostante le atrocità della storia. E questo è il nostro messaggio oggi: quello di mantenere la fede nonostante il difficilissimo intreccio delle circostanze. Mantenere la nostra fede significa essere sempre un unico corpo laddove tutte le distanze geografiche si annullano e la logica della solidarietà e dell'aiuto ai bisognosi prevale. L'essere figli e figlie della Chiesa di Antiochia e di tutto l'Oriente non significa separazione ed isolamento, al contrario significa essere il primo seme di una unità orientale e cristiana. Non significa fanatismo nei confronti dei nostri fratelli, i cristiani d'oriente, bensì essere base per l'unità ed il destino comune con tutti i cristiani d'Oriente. In parallelo, noi siamo aperti nei confronti del fratello musulmano, siamo in rapporti di buon vicinato e ci sforziamo, con tutte le comunità di questo oriente, di costruire la pace e una vita dignitosa per il bene di tutti.

Se noi parliamo dell'unità antiochena, ci troviamo di fronte al primo ed al più semplice principio informatore della sua esistenza: l’essere cristiani in questo Oriente. L'essenza dell'unità dell'Antiochia cristiana è di esistere, di perseverare ed allo stesso tempo di essere aperta agli altri in tutti i paesi di questo Oriente. La prima garanzia della sua esistenza è la pace di questa terra. Noi siamo qui oggi per pregare per la pace in Oriente ed in tutto il mondo.

Oggi noi preghiamo il nostro Signore e nostro creatore affinché conceda pace al mondo.

Noi preghiamo oggi per il Libano. Noi preghiamo affinché tutti possano ricordare che questa terra ha creato l'alfabeto, che è l'espressione del bisogno di incontrare l'altro. Il nostro bisogno è grande, in questo Oriente, ed in special modo in questo paese, di ricordare che la terra che ci diede l'alfabeto merita da noi pure un alfabeto, cioè dialogo ed incontro. Dialogo ed incontro sono due condizioni importanti per costruire la stabilità in Libano.

Noi oggi preghiamo per la Siria. O Signore, questo paese anela alla tua pace. Esso desidera ardentemente la voce della razionalità e della moderazione perché non è abituato al linguaggio della distruzione e del terrore. Alla Siria manca la sicurezza di cui era abituata a godere. La Siria è sempre stata un paese stabile e laico che rispettava tutte le religioni. Sheikhs e Vescovi hanno sempre convissuto pacificamente sotto il cielo della Siria. L'assassinio di presbiteri o il sequestro di vescovi non era mai avvenuto. Non è forse nostro diritto desiderare ardentemente i giorni della pace? E affermare con sicurezza che tutte le difficoltà saranno spazzate via da un messaggio di dialogo sincero e saranno superate attraverso l'incontro con l'altro? Non è forse nostro diritto essere orgogliosi di una fratellanza cristiano-musulmana e di una collaborazione che c'è sempre stata e che esisterà sempre, nonostante le difficoltà e le crescenti ideologie estremiste di cui siamo testimoni nel presente? La Siria è un ramo d'ulivo e la pace degli oliveti siriani non si inaridirà.

Noi preghiamo per l'Iraq, per l'Egitto, per la Palestina e per ogni punto di questo Oriente e di questo mondo che anela alla pace e ad una vita dignitosa. Basta con i conflitti e gli slogan... Il sorriso dei nostri bambini è stato creato per godere della pace di questa terra, non per assistere alle sue guerre e alla sua distruzione. Il sequestro di civili, tra i quali i due vescovi Paolo e Giovanni ed altri presbiteri ed il silenzio internazionale nei confronti della loro vicenda e della nostra preoccupazione è una grande vergogna, specialmente per coloro che parlano di diritti umani e ne reclamano l'applicazione ma non fanno nulla perché questo avvenga.

A nome mio ed a nome dei miei fratelli vescovi, io invio oggi da Balamand, i più calorosi saluti a tutti i fratelli in patria e all'estero. Li saluto uno per uno e ringrazio tutti gli amabili volti che si sono riuniti dal Libano e dalla Siria per partecipare a questa santa liturgia.

Così che essi possano essere uno”.*Queste sono le tue parole, o Signore; concedici di agire in conformità con esse, di compierle e di innalzare a Te il nostro ringraziamento, con Tuo Padre ed il Tuo Santo Spirito. Gloria a Te in eterno, Amen.

*Va in questo senso l’iniziativa straordinaria di cui parla il Comunicato finale dell’ultimo santo Sinodo antiocheno: “All’inizio della sessione del santo Sinodo delle chiesa greco-ortodossa di Antiochia (1-4 luglio 2014) i padri sinodali hanno ricevuto con grande gioia le Loro Beatitudini i Patriarchi di Antiochia: Mar Bechara Botros Al-Rai, patriarca maronita, Ignatius Ephrem II Karim, patriarca siro-ortodosso, Gregorios III Laham, patriarca melkita e Ignatius Youssef III Younan patriarca siro cattolico, con i vescovi che li accompagnavano. Hanno tutti insieme discusso circa le vie che permettano loro di scoprire le profondità della loro unità in Cristo, e di rafforzare la testimonianza della presenza cristiana nell’ambito antiocheno. Questa testimonianza è basata sullo spirito del vangelo, ed ha per condizione l’esercizio di relazioni umane basate sull’amore al di là di ogni egoismo. Questo impegno comune guarda alla pace e alla prosperità degli abitanti del medio-oriente così sofferenti. Di conseguenza, si è deciso di creare una commissione congiunta con il proposito di stimolare il dialogo e la cooperazione tra le chiese antiochene e di preparare un piano di azione comune”.