XXIV domenica del tempo Ordinario

le icone di Bose tempera all uovo su tavola
di ENZO BIANCHI
Ma noi cristiani siamo ancora convinti che vale la pena perdere la vita per Gesù Cristo e per il suo Vangelo? Ovvero: crediamo che il suo amore vale più della vita, che solo a motivo di questo amore trova senso ogni nostra rinuncia, ogni sofferenza che ci può essere dato di vivere?

Anno B
Mc 8,27-35


Siamo al centro del vangelo secondo Marco e il brano che oggi leggiamo è di importanza capitale per la comprensione dell’intero vangelo e, più in generale, per chiarire che cosa comporta la sequela di Gesù Cristo.

In cammino verso Cesarea, Gesù domanda ai discepoli: “Chi dice la gente che io sia?”. La loro risposta, che riporta l’opinione corrente (cf. Mc 6,14-16), indica che Gesù era comunemente considerato un profeta: alcuni lo ritengono il nuovo Elia, il grande profeta rapito da Dio in cielo (cf. 2Re 2,1-18), altri vedono in lui il nuovo Giovanni il Battezzatore, accostato da Gesù stesso a Elia (cf. Mc 9,12-13). Gesù prende allora l’iniziativa e interroga direttamente i discepoli: “Voi chi dite che io sia?”. Pietro risponde prontamente: “Tu sei il Cristo”, cioè il Messia, l’Unto, il Re a lungo atteso da Israele, inviato da Dio a regnare definitivamente su tutto il popolo e su tutta l’umanità.

A questa confessione di fede messianica Gesù reagisce in un modo che può stupirci: sgrida i discepoli, imponendo loro di non parlare di lui a nessuno, così come aveva fatto con gli spiriti impuri scacciati dagli indemoniati, che conoscevano la sua identità (cf. Mc 1,24-25.34; 3,11-12): un ammonimento volto, da un lato, a ricordare che non è sufficiente una retta confessione di fede proclamata a parole ma non testimoniata con tutta la propria vita e, d’altro lato, a sottolineare l’incompletezza della confessione di Pietro, priva com’è della comprensione del Messia quale Servo sofferente di Dio, la figura profetica descritta da Isaia (cf. Is 42,1-9; 49,1-7; 50,4-11; 52,13-53,12) e pienamente incarnata da Gesù. Ecco perché proprio ora Gesù inaugura il primo dei tre annunci della passione, morte e resurrezione che lo attende (cf. Mc 9,30-32; 10,32-34): “Gesù cominciò a insegnare che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare”.

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