III domenica di Avvento

 

Giovanni invita poi a non pretendere, il che significa non esigere dagli altri ciò che essi non possono o non devono darci. Si pensi alla nostra esperienza quotidiana: quanto spesso nelle relazioni di ogni giorno noi esigiamo, abbiamo pretese, ci comportiamo come se gli altri ci “dovessero” qualcosa, e, nel contempo, vogliamo esercitare su di loro la nostra brama di potere, li strumentalizziamo in modi più o meno raffinati! No, l’unico debito esistente tra gli uomini, un debito per così dire “costituzionale”, è quello del rispetto per l’alterità e dell’amore reciproco (cf. Rm 13,8).

Rivolgendosi infine ai soldati dell’impero romano, il Precursore chiede loro di non maltrattare, di non abusare della loro forza, di non fare violenza a nessuno. Più in generale, si tratta di frenare ogni atteggiamento di aggressività verso chi ci è accanto: dobbiamo riconoscere pienamente e rispettare la soggettività dell’altro, la sua unicità, la sua qualità di dono per tutti. Insomma, ciò che Giovanni chiede come preliminare alla conversione e al segno del battesimo – quell’immersione che significa morire all’uomo mondano per rinascere come veri figli di Dio e fratelli di tutti gli uomini – è il compimento della giustizia (cf. Lc 7,29), che assume la forma di un autentico atteggiamento di umanizzazione di se stessi e degli altri.