III domenica di Pasqua

Tempera su tavola, Maestà - Siena
DUCCIO DI BONINSEGNA, Apparizione di Gesù Risorto sul lago di Tiberiade
14 aprile 2013
commento al Vangelo
di ENZO BIANCHI
Quella che sigilla il quarto vangelo è una pagina preziosa, perché rivela che la chiesa nasce plurale, è per sua natura una comunione plurale

 

Anno C
Gv 21,1-19

14 aprile 2013

Leggiamo oggi il capitolo 21 del vangelo secondo Giovanni, una sorta di appendice all’intero vangelo. Nei giorni successivi alla Pasqua, Pietro prende l’iniziativa di andare a pescare, azione simbolica che allude alla missione: il discepolo amato, come gli altri cinque che sono con Pietro sulla riva del lago di Tiberiade, acconsentono alla sua decisione e lo accompagnano. La barca della chiesa si spinge al largo e Pietro la conduce su acque profonde, come un tempo aveva fatto su ordine di Gesù (cf. Lc 5,4). «Ma in quella notte non presero nulla»: non basta che sia Pietro a guidare la pesca, occorre che ci sia anche il Signore. «Senza di me non potete fare nulla» (Gv 15,5) aveva detto Gesù, e ora in sua assenza la pesca è vana…

Gesù risorto è in realtà presente sulla riva del lago, ma i discepoli non sanno riconoscerlo, poiché sono ancora avvolti dalle tenebre dell’incredulità. Vista la loro pesca infruttuosa, egli indirizza loro parole che li rinviano agli inizi della vocazione: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». Essi obbediscono prontamente al suo comando, con il risultato che «non possono più tirare su la rete per la gran quantità di pesci». È allora che il discepolo amato grida: «È il Signore!». Udita questa confessione di fede sgorgata da un cuore che ama, Pietro si sente pervaso di vergogna, e, cintosi ai fianchi il camiciotto per coprire la sua nudità, si getta in acqua, mentre gli altri raggiungono la riva sulla barca. «Scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane». Sebbene li abbia preceduti, Gesù chiede ai discepoli di condividere con lui il frutto della loro pesca: 153 grossi pesci, tanti quante erano le specie allora conosciute, a indicare l’universalità della chiesa. Eppure la rete non si spezza, come la tunica di Cristo non era stata lacerata dai soldati al momento della crocifissione (cf. Gv 19,23-24)…