Corpo e Sangue di Cristo

commento al Vangelo
di ENZO BIANCHI
È il Signore che nell’eucaristia, segno che sintetizza il senso della sua intera vita, ci comunica tutta la sua esistenza: sì, il sacramento del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo
anno C
Lc 9,11-17
2 giugno 2013
Celebriamo oggi la festa del Corpo e Sangue di Cristo, memoria dei gesti e delle parole di Gesù nell’ultima cena, memoria dell’eucaristia che riassume l’intera sua esistenza, vita spesa e donata per i fratelli fino alla morte. Quest’anno ci accostiamo a tale mistero attraverso la narrazione della moltiplicazione dei pani e dei pesci che prefigura il dono del pane di vita che Gesù farà con il suo gesto sul pane alla vigilia della sua passione.
Di ritorno dalla missione «gli apostoli raccontano a Gesù tutto quello che hanno fatto» (Lc 9,10), ed egli li chiama a ritirarsi in disparte, nei dintorni di Betsaida, per restare soli con lui e così rinnovare la comunione con lui: in questa intimità con il loro Signore e Maestro consiste la vera possibilità di ritemprarsi offerta ai discepoli di Gesù Cristo… Ma le folle, venute a conoscenza di questa sua improvvisa partenza, si mettono sulle sue tracce: esse bramano la presenza di Gesù, la sua persona, perché con le sue parole e le sue azioni egli è il vero cibo capace di saziare la fame di ogni uomo. Ed ecco che Gesù accetta di farsi prossimo a quanti sono nel bisogno: «accoglie le folle, annuncia loro il Regno di Dio e guarisce quanti necessitano di cure».
Ben presto giunge la sera e i Dodici – consapevoli della loro povertà: “abbiamo solo cinque pani e due pasci!” – si rivolgono a Gesù chiedendogli di congedare le numerose persone che lo seguono, affinché, abbandonando quel luogo deserto, possano recarsi nei villaggi vicini per trovare cibo e alloggio. Ma il loro Maestro, che ha appena accolto le folle compiendo tutto ciò che era in suo potere per donare loro la vita, non accetta il loro invito e li sollecita con un preciso comando, come già aveva fatto a suo tempo il profeta Eliseo (cf. 2Re 4,42-44): «Date loro voi stessi da mangiare». E’ un comando contro il buon senso, la razionalità dato che i discepoli hanno appena manifestato a Gesù che la loro povertà è un impedimento a fare quanto richiesto; ma Gesù proprio in quella povertà scorge la spazio necessario del dono, la condizione in cui Dio può mostrare la sua misericordia e la sua benedizione.
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