XVI domenica del tempo Ordinario
commento al Vangelo
di ENZO BIANCHI
Non dimentichiamo che anche oggi nella chiesa il “fare servizi” può diventare una militanza che fa rumore, che si agita, che giudica gli altri che si comportano diversamente, che si chiude all’ascolto
Anno C
Lc 10,38-42
21 luglio 2013
Mentre Gesù è in cammino verso Gerusalemme giunge nel villaggio di Betania, dove viene accolto da Marta e Maria (cf. Gv 11,1-44; 12,1-11), sorelle di Lazzaro, che sovente lo ospitavano nella loro casa, offrendo il conforto dell’amicizia e un luogo di riposo al «Figlio dell’uomo che non aveva una pietra su cui posare il capo» (cf. Lc 9,58).
Marta invita Gesù a entrare e si mette a servirlo, in un atteggiamento che pare esemplare: apparecchia la tavola, prepara il cibo, dispone tutto per fare festa a quell’ospite che lei riconosce come Maestro e Signore… Maria invece, quasi rapita dalla presenza di Gesù, fa un’altra cosa: si siede ai suoi piedi e ascolta con tutta se stessa la sua parola. Questo è fare attenzione all’ospite che si riceve e ascoltare ciò che è venuto a dirci. Sono due diverse modalità di accoglienza del Signore, ugualmente premurose. Ma ecco che il generoso attivismo di Marta e il suo essere «trascinata qua e là» dai molti servizi la porta ad accusare sua sorella: “Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille che mi aiuti!”». Di fronte a tale richiesta Gesù compie un lucido discernimento ed emette un giudizio netto, fornendo un insegnamento fondamentale ai suoi discepoli di ogni tempo: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la porzione buona (non “migliore”!), che non le sarà tolta».