XXVIII domenica del tempo Ordinario

Miniatura, illustrazione di Petrus Comestor’s Bible Historiale, France, 1372
...uno solo su dieci – e per giunta un samaritano, il «nemico» religioso per i giudei, il credente scismatico ed eretico (cf. Lc 9,53) – è tornato per «rendere gloria a Dio», Gesù sa interpretare in profondità l’evento...
13 ottobre 2013
commento al Vangelo
di
ENZO BIANCHI
Il rendimento di grazie è l’atteggiamento radicale di chi apre ogni giorno la trama della propria esistenza all’azione di Dio, fino a predisporre tutto affinché Dio stesso

13 ottobre 2013
commento al Vangelo
di
ENZO BIANCHI

Anno C
Lc 17,11-19

Nella sua salita a Gerusalemme Gesù attraversa la Samaria e la Galilea, e mentre passa in un villaggio gli vengono incontro dieci persone affette da lebbra. È noto che nell’Israele antico il lebbroso era l’emarginato per eccellenza, colpito da una malattia avvertita non solo come ripugnante, ma anche – così purtroppo si pensava – strettamente connessa al castigo di Dio per i suoi peccati (cf. Nm 12,14); per questo egli viveva fuori dalle città, in luoghi deserti, in una solitudine disperata (cf. Lv 13,45-46). Ecco perché questi malati non osano neppure avvicinarsi a Gesù, ma di lontano lo implorano: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!», confidando nella sua com-passione…

Gesù, come già aveva fatto in un caso analogo (cf. Lc 5,14), invita i lebbrosi a presentarsi ai sacerdoti, obbedisce cioè alla Legge mosaica, rinviando all’autorità religiosa alla quale spetta di certificare l’avvenuta guarigione delle persone e di riammetterle nel consesso sociale (cf. Lv 13,16-17; 14,1-32). «E mentre essi erano per via, furono purificati»: tutti e dieci sono guariti, eppure uno solo riconosce che ciò è avvenuto grazie alla potenza di Gesù, e per questo ritorna indietro «lodando Dio a gran voce e prostrandosi ai piedi di Gesù per rendergli grazie». Recandosi da Gesù senza andare prima al tempio a mostrarsi ai sacerdoti, egli confessa che ormai la presenza di Dio ha trovato nella persona di Gesù il suo tempio (cf. Gv 2,21), la sua manifestazione piena e definitiva.

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