Tutti i santi
Commento al Vangelo
di ENZO BIANCHI
Ecco la domanda decisiva: è possibile al cristiano trovare gioia nel vivere le beatitudini qui e ora? Essa ha ricevuto e riceve una risposta positiva, non però in modo trionfale, non attraverso forme eclatanti agli occhi del mondo
Mt 5,1-12
1° novembre 2013
Oggi facciamo memoria della comunione dei santi, contempliamo la mietitura di tutti i sacrifici viventi offerti a Dio, celebriamo la festa in cui risplende più che mai il corpo di Cristo nella storia. Nella fede viviamo un grande mistero: i morti per Cristo, con Cristo e in Cristo sono con lui viventi e, poiché noi siamo membra del corpo di Cristo ed essi membra gloriose del corpo glorioso del Signore, siamo in comunione gli uni con gli altri, chiesa pellegrinante con chiesa celeste, insieme formanti l’unico e totale corpo del Signore.
Ma cos’è la santità, che oggi noi meditiamo e cantiamo quale vocazione di ogni uomo e di ogni donna? La risposta a questa domanda ci viene dal brano evangelico delle beatitudini, le acclamazioni di Gesù con cui si apre il «discorso della montagna» (cf. Mt 5,1-7,27). Le beatitudini non possono essere lette solo come un testo poetico o dai forti contenuti morali, o ancora come un brano sapienziale: in verità esse sono buona notizia, Vangelo, in quanto atteggiamenti vissuti radicalmente da Gesù e, come tali, devono diventare lo stile di vita del cristiano. Siamo dunque chiamati ad accoglierle quale interrogativo e pungolo che mette in questione la nostra fede, la nostra sequela del Signore Gesù e, più precisamente, la nostra gioia e felicità nel vivere il Vangelo. Sì, perché le beatitudini riguardano il rapporto tra fede e felicità!
Ora, sappiamo bene che la beatitudine, la felicità deriva innanzitutto dall’avere un senso nella propria vita, dal possedere una direzione, una ragione per cui vivere: e solo quando gli uomini conoscono una ragione per cui vale la pena perdere la vita, cioè morire, essi trovano anche una ragione per vivere. Ebbene, le beatitudini aiutano a scoprire questa ragione e così consentono di dare un «senso» alla vita, all’operare dell’uomo: per nove volte Gesù proclama beati quanti vivono alcune precise situazioni, in grado di facilitare il loro cammino verso la piena comunione con Dio. Egli ci rivela che la beatitudine non viene da condizioni esterne, non viene dal benessere, dal piacere, dal successo, dalla ricchezza; essa nasce invece da precisi comportamenti destinatari di una promessa di felicità da parte di Dio, comportamenti che vanno assunti nel cuore e manifestati nella vita quotidiana.
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