Natale del Signore
È vero, c’è anche la rivelazione degli angeli che indica che quel bambino è il Figlio di Dio, il Salvatore, il Messia, il Signore (cf. Lc 2,10). Certamente gli angeli rivelano l’identità profonda di quel bambino, ma al vederlo non c’è nulla di straordinario, nulla che lo testimoni, nulla che possa raccontare la qualità di quel bambino. La qualità di Figlio di Dio va comunque contemplata in un semplice uomo senza gloria e senza splendore, in un bambino avvolto in fasce in una greppia. L’angelo li ha mandati a vedere questo: non hanno visto nulla di straordinario, e soprattutto non hanno vista nulla di religioso. Che cosa c’è di più umano di un bambino? Lo siamo stati tutti noi, e in qualche misura, sappiamo che nella vecchiaia ritorneremo un po’ bambini: per l’impotenza, per la fragilità avremo bisogno che altri ci accudiscano, come quando siamo nati. È l’uomo, siamo ciascuno di noi.
Quel bambino non poteva parlare, non poteva imporre nulla, non poteva imporsi. Questo è il mistero vero del Natale che sta davanti a noi. E il cristianesimo è proprio la religione che, a differenza di tutte le altre, ci dice che un uomo, nient’altro che un uomo, deve essere da noi colto come un figlio di Dio, come una parola di Dio fatta carne (cf. Gv 1,14). E un uomo è sempre qualcuno che attende la nostra presenza, il nostro sguardo come dono. Noi questa sera dovremmo sentire quella voce che ci ha accompagnato lungo tutto l’Avvento e che ci accompagnerà anche nel tempo di Natale: «Io sto alla porta e busso. Se uno ascolta la mia voce e mi apre, io starò con lui e lui con me» (cf. Ap 3,20). Chi lo dice? Chi è colui che dice di stare alla porta? È il bambino di Betlemme? È il Gesù che passava sulle strade di Galilea? È il Signore veniente nella gloria? Sì, ma perché noi riconosciamo il bambino di Betlemme, il Gesù che passa sulle strade di Galilea, il Veniente nella gloria in quanto vivo e risorto, dobbiamo ancora e sempre guardare semplicemente un volto, un uomo che sta davanti a noi. Il Natale ci chiede questo.
C’è un detto di Gesù che, anche se non è entrato nelle Scritture canoniche, esprime bene ciò che Gesù ci ha insegnato: «Hai guardato in faccia un uomo? Hai visto Dio». Il Natale ci ricorda questo mistero.
ENZO BIANCHI