Natale del Signore 2013

1960, Olio a spatola su masonite
WILLIAM CONGDON, Natività di Gesù

Bose, 25 dicembre 2013
Omelia di ENZO BIANCHI
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Dalla notte di Natale non si può più dire Dio senza mettergli accanto la parola uomo, perché la nostra mortalità è entrata in Dio e la vita di Dio è in noi

Bose, 25 dicembre 2013
Omelia di ENZO BIANCHI

Luca 2,1-14    

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Cari amici,

significativamente nel martirologio di questo giorno si legge: “Memoria della Natività del Signore nostro Gesù Cristo”. Natale è una memoria, anzi la memoria per eccellenza, perché ricorda la nascita di Gesù da Maria a Betlemme, una nascita che significa molto più della nascita di un bambino che viene nel mondo. Perché in verità noi possiamo proclamare che con quel parto Dio si è fatto uomo come noi, che la Parola di Dio si è fatta carne (cf. Gv 1,14), che Dio è diventato l’Immanu-El, il Dio-con-noi (cf. Mt 1,23; Is 7,14), solidale in tutto con noi, assumendo la nostra precarietà dal concepimento fino alla morte.

Questa è per noi la buona notizia, il Vangelo che l’angelo annuncia come “grande gioia davvero per tutti”. Questo è il cuore della nostra fede cristiana, una fede che non può entrare in concorrenza con le religioni e i loro dèi, perché ciò che proclama è esattamente il contrario di ogni religione: un Dio-uomo, un Dio nella carne mortale, un Dio che non si è limitato ad avere cura di noi ma ci ha amato fino a voler essere uno di noi, nella condivisione radicale di ciò che noi siamo, poveri uomini e povere donne gettati su questa terra.

Ma sostando su questo evento siamo soprattutto meravigliati dalla forma di questa venuta, da quello che possiamo chiamare lo stile dell’incarnazione. Dio non è venuto tra di noi con la sua potenza, con il suo splendore, con la sua gloria, in un’epifania, in una dimostrazione che si sarebbe imposta al mondo; non è neppure venuto in quelle teofanie che nell’Antico Testamento destavano timore e tremore. Il Dio cristiano si è manifestato nell’umiltà, nella semplicità di una vicenda i cui soggetti sono uomini e donne poveri, che non emergono, che non hanno neanche grandi ruoli, uomini e donne che non hanno mai cercato il riconoscimento ma che hanno voluto solo obbedire al loro Signore.