Islam, le ragioni del dialogo

Istanbul, agosto 2002
Istanbul, moschea blu

 

La Stampa, 17 dicembre 2006

Da quattordici secoli, per il cristianesimo “l’altro” religioso per eccellenza è l’islam e viceversa, tuttavia il rapporto tra queste due fedi non è mai stato simmetrico. Perché? Proprio perché il Corano asserisce e proclama che il cristianesimo fa parte dell’islam, in quanto l’islam non solo si è innestato su ebraismo e cristianesimo, ma ne è la più autentica espressione: l’islam si considera dunque la continuazione autentica della rivelazione di Gesù “profeta dell’islam”. Secondo una lettura islamica, c’è stata un’alterazione dell’evangelo di Gesù da parte prima dell’apostolo Paolo e poi della chiesa, soprattutto nel IV secolo con Costantino e il concilio di Nicea, e si è quindi creata una distinzione tra il Gesù storico e il Gesù della fede cristiana, mentre l’autentica comprensione di questa figura la si ritrova nel Corano e nel messaggio di Maometto.

Proprio per questo nel Corano troviamo uno sguardo ambiguo sui cristiani: da un lato ci sono testi come la Sura V che affermano “tu troverai che gli uomini più vicini ai credenti sono quelli che dicono: ‘noi siamo cristiani’ e troverai tra loro monaci che non sono gonfi di orgoglio”; dall’altro lato vi sono molti versetti in cui i cristiani sono condannati come non osservanti la vera fede, come credenti tra cui Dio ha messo ostilità e odio” (Sura LVII e la stessa Sura V). In ogni caso, Gesù è ciò che unisce islam e cristianesimo e, al contempo, ciò che irrimediabilmente li divide: è sulla fede in lui che nei secoli si è registrata la grande polemica tra le due fedi.

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