Fieri di essere cristiani
L’arte dell’ascolto, della comprensione, del rispetto – con annessi strumenti “ambigui” come la diplomazia, la mediazione, il compromesso
La Stampa, 4 marzo 2007
Da sempre esistono stagioni più o meno favorevoli al dialogo all’interno della convivenza civile: situazioni di conflitto tra stati o all’interno degli stati – con i conseguenti ripiegamenti identitari, la demonizzazione di chi pensa altrimenti, gli schieramenti contrapposti, le reciproche accuse di tradimento – rendono arduo il paziente lavoro di chi cerca di gettare ponti anziché erigere muri e soffocano nell’insulto gridato quell’ascolto dell’altro che è invece possibile quando si desidera ricostruire insieme un tessuto lacerato. Anche in ambito religioso l’arroccamento su posizioni intransigenti non fa che accentuare gli elementi negativi che ciascuno vede nella controparte e ignora riguardo a se stesso: così, da secoli clericalismo e anticlericalismo si alimentano a vicenda nelle epoche più battagliere e, specularmente, si attenuano l’un l’altro nelle stagioni di pacifica ricerca della convivialità.
Ma quello che è vero per l’alternarsi di “tempi” propizi o nefasti per il dialogo è vero anche per le persone, gli interlocutori reali e potenziali del confronto civile. L’arte dell’ascolto, della comprensione, del rispetto – con annessi strumenti “ambigui” come la diplomazia, la mediazione, il compromesso, la differenziazione tra obiettivi primari e secondari... - pare oggi svilita nella vituperata categoria del politically correct e identificata con l’ipocrisia. Se poi questi atteggiamenti concilianti dovessero riuscire a tradursi in pensieri e azioni conseguenti, basterà etichettarli di “buonismo” per disinnescarne le potenzialità. Da parte mia, diciassettenne lessi Perché non sono cristiano di Russell e da allora ho sempre dovuto e voluto confrontarmi, da cristiano quale sono fiero di essere sempre stato, con non credenti, atei e, a volte, anche anticristiani. Per contro, va oggi di moda assumere come genere letterario per dare voce al proprio pensiero il dileggio, il sarcasmo, l’offesa, la beffa verso chi la pensa diversamente.
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