La stagione della responsabilità

D’altronde è una responsabilità che condividono con quanti, nella loro stessa funzione pubblica, rispondono alle istanze della propria etica laica. E sono responsabilità analoghe che tutti quanti dobbiamo assumerci, all’interno della famiglia, della scuola, del mondo del lavoro, della società: responsabilità precise e non delegabili nell’educazione delle giovani generazioni, nella proposta di modelli di vita e di comportamento, nella trasmissione dei principi fondanti la convivenza civile, nella promozione e nella difesa dei diritti fondamentali di ogni essere umano... Mi pare che in questo senso tutti i cattolici debbano riprendere il richiamo che Benedetto XVI ha fatto nella sua recente esortazione postsinodale sull’urgenza e il dovere della coerenza tra ciò che si vive e ciò che si professa. E qui va detto che ciò che più addolora e indigna molti cristiani è l’ipocrisia presente nella discussione su questi temi: i grandi difensori di questi valori appaiono sovente coloro che li contraddicono in modo pubblico e conclamato con il proprio vissuto.

In conclusione, ci augureremmo che la CEI si esprimesse di più e con parresia – sempre restando sul terreno profetico pre-politico – su temi come quello della giustizia e della legalità, dove sono in gioco i cardini stessi dell’ordinamento civile, o su quello della pace e della guerra che concerne la vita stessa di intere popolazioni. Solo così non si avrà l’impressione che l’attenzione pastorale si concentri solo su questioni di etica privata, legate in particolare alla sessualità, evadendo le questioni cruciali attinenti all’etica pubblica: i non cristiani comprenderebbero maggiormente la “differenza cristiana” e i cristiani non sarebbero contestati perché troppo rilevanti su alcuni temi e troppo sordi o assenti su altri.

Enzo Bianchi

Pubblicato su: La Stampa