I confini dell'etica
Nessuno di noi può affermare la propria estraneità assoluta al male che un altro essere umano è stato capace di compiere: gli orrori che sovente ci affrettiamo a definire “inumani”
La Stampa – Tuttolibri, 5 maggio 2007
Il discernimento etico attraversa l’intera bibbia, fin dalle sue prime pagine: nel libro della Genesi l’albero della conoscenza del bene e del male è collocato assieme all’albero della vita al cuore di quel giardino dell’Eden che accoglie e rappresenta gli elementi fondanti la condizione umana. E, non a caso, la possibilità e capacità di scelta è posta in stretta relazione proprio con il concetto di limite e di confine. L’essere umano non accetta il limite – l’esortazione a rispettare un limite è la parola prima di Dio all’umanità: “potrai mangiare di ogni albero, eccetto uno” - e, rifiutando la propria condizione di essere limitato, subisce il “confino”, l’espulsione al di là di una frontiera delimitata e invalicabile (cf. Gen 2,16; 3,2.23-24). Ma non è solo la tradizione biblica – e quindi quella ebraica e cristiana – a trasmettere il discrimine fondamentale tra bene e male, ma ogni ambito di pensiero umano, sia esso mitologico, religioso o semplicemente giuridico-legislativo, in ogni epoca e cultura, a qualsiasi latitudine e sotto qualunque regime politico e amministrativo, da quello tribale a quello statuale o sovranazionale.
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