Alla voce indegnità
Questo ci ricorda che il rispetto della dignità umana è fondato sulla nostra comune indegnità: l’uomo afferma la dignità propria e dell’intero genere umano quando onora nell’altro l’umanità degradata, incapace di esibire i tratti propri dell’essere umano. La dignità umana non è infatti un attributo peculiare della persona nella sua singolarità: è una relazione e, come tale, si manifesta nel gesto con cui ci rapportiamo all’altro per considerarlo nostro simile, ugualmente uomo, anche se la forma che questi è venuto ad assumere denuncia un abbrutimento, una non-umanità, un aspetto “disumano”. Rispettare la persona umana nel criminale, nell’assassino, nel pedofilo, nel terrorista, rifiutando di identificarli con il loro crimine; rispettare la persona umana menomata dalle nebbie tragiche dell’Alzheimer, inchiodata al letto o alla carrozzella, smarrita nelle sue facoltà fisiche o intellettuali, senza mai identificarla con la sua infermità che diviene anche “in-formità”: l’essere umano nella sua indegnità richiede rispetto nonostante la sua miseria fisica, psicologica, morale anzi, proprio in essa va riaffermata la perdurante dignità umana.
Pubblicato su: La Stampa