Se la fede diventa "il male"
La religione, può svolgere una preziosa funzione di riconciliazione, di rappacificazione in vista di un ordine mondiale contrassegnato dalla coesistenza, il confronto
La Stampa, 8 luglio 2007
Paiono purtroppo tramontati i tempi in cui le autorità di riferimento in tema di religioni erano studiosi del calibro di Mircea Eliade e René Girard: ormai non passa giorno che un matematico impertinente o un giornalista arguto o un “ateologo” autodidatta non pubblichi un volume – naturalmente agile, brillante, polemico, accattivante e, cosa che non guasta, di successo – in cui viene spiegato con ironia pari all’approssimazione “perché non possiamo dirci cristiani” oppure “come la religione avvelena ogni cosa”; così i lettori, che si suppone fossero fin lì ignari, sono informati di tutte le nefandezze compiute nella storia su istigazione delle religioni, preferibilmente dei monoteismi o del cristianesimo. Questo profluvio di luoghi comuni provoca sovente reazioni stizzite, immiserisce il dialogo riducendolo a scambio di battute a effetto e innesca una sequenza potenzialmente infinita di reazioni dello stesso tenore.
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