E l'uomo creò il Dio violento
All’inizio del cristianesimo, nel II secolo, Marcione trova scandalosa questa violenza e – proprio in nome della ricerca di un Dio lontano dalla violenza, un Dio di amore – si oppone alla ricezione delle Scritture ebraiche operata dalla chiesa primitiva. Però Marcione finì per imboccare una via dualistica che scindeva il Dio dell’Antico Testamento da quello del Nuovo e per questo venne condannato dalla grande chiesa. Ma gli interrogativi che avevano angustiato Marcione sono rimasti aperti e ineludibili a quanti cercano di trovare le ragioni della violenza religiosa.
Tra gli autori moderni più decisivi in questo campo occorre ricordare Erik Peterson che, attribuendo al monoteismo la responsabilità del connubio tra fede in Dio e potere politico, mosse aspre critiche al legame tra religione e potere. E ancora quanti, come James Hillman, vedono nell’occidente monoteistico una tendenza all’intolleranza, mentre leggono nell’oriente dominato da una visione plurale e diffusa del divino una maggior tolleranza verso le altre espressioni religiose. Assmann da parte sua accoglie la tesi che il monoteismo, soprattutto cristiano e islamico, ha generato e continua a generare più violenza delle religioni politeiste, ma nel suo porre interrogativi al monoteismo esclusivo del “non avrai altro Dio all’infuori di me” riconosce tuttavia che il monoteismo di per sé non è foriero di violenza: lo diventa quando come fede è usato in senso politico.
Pubblicato su: La Stampa