Invito a sperare
di ENZO BIANCHI
Un appello a “sperare per tutti” e, quindi, a immettere energie di speranza nelle situazioni concrete
La Stampa, 1 dicembre 2007
Dopo l’enciclica sull’amore, ecco la seconda lettera di Benedetto XVI, sulla speranza: un messaggio che oggi appare controcorrente. Viviamo infatti in un tempo che è posto sotto il segno della crisi, un tempo letto addirittura come tempo della “fine” – fine della cultura occidentale, della modernità, della cristianità – un’epoca caratterizzata da un senso di precarietà del presente e di incertezza del futuro, un tempo in cui l’incognita che ci sta davanti ci spaventa per la sua imprevedibilità e insieme per gli orizzonti asfittici che la caratterizzano. Abitiamo un mondo che sembra sfuggire al nostro controllo e impedirci di capire dove stiamo andando.
Tutto questo però non ha assopito la domanda che, magari con fatica, si apre un varco nel cuore umano: “Che cosa posso, cosa possiamo sperare?”. Ecco, la nuova enciclica di papa Benedetto XVI è una salda conferma della fede cristiana che è speranza, ma è anche un grande invito a sperare: con molta forza il testo torna a parlare delle “realtà invisibili”, della “vita eterna”, dell’escatologia come di un orizzonte che non può essere dimenticato né sottovalutato dai cristiani. Un’enciclica di non facile lettura, certo, un testo che richiede dei “lettori” che sappiano veicolare il suo messaggio ai cristiani quotidiani e semplici, ma un testo magisteriale che con molta forza e audacia rimette al centro della vita cristiana verità su cui si balbettava appena qualcosa, quando addirittura non erano confinate nel silenzio.
Pubblicato su: La Stampa