I cristiani e la politica, l'utopia di un partito afono
di ENZO BIANCHI
Un’assemblea di credenti, ecclesiale nella sua natura e qualità, che insieme cercano, riflettono, discutono
Vent’anni dopo la scomparsa del “partito dei cattolici” e l’inizio della loro diaspora in diversi spazi politici privi dell’esplicita denominazione di “cristiani”, sembra oggi riemergere la domanda se non sia necessario in qualche misura – senza per questo ripetere vecchie architetture – che i cattolici si ritrovino collocati in una precisa formazione che abbia anche il coraggio di autodefinirsi in un nome e in un simbolo.
Oggi non è purtroppo il tempo, ma mi auguro che un giorno si possa fare una lettura pacata e consapevole della presenza dei cristiani, e dei cattolici in particolare, nella politica italiana, soprattutto nei decenni del dopoguerra, e nutrire fierezza per l’apporto che essi hanno dato all’idea e alla costruzione dell’Europa, allo sviluppo della democrazia nel nostro paese, all’affermarsi di principi legati alla difesa e alla promozione della persona umana, alla prassi di una laicità nella politica anche nell’Italia “cattolica” di quegli anni.
Occorre tuttavia riconoscere come la nuova situazione, che vede la presenza di cattolici in partiti diversi, può essere colta positivamente per la vita ecclesiale e anche per quella sociale, ma resta vero che i cattolici non sono riusciti ad avere una voce capace di mostrare la loro “differenza” e la convergenza della loro ispirazione.
Pubblicato su: La Stampa