Diversi si, nemici no

Olio su tela, cm 50x70, 2001
TRENTO LONGARETTI, Fuggiaschi e collina gialla
La Stampa, 27 aprile 2008
di ENZO BIANCHI
E’ eticamente corretto accogliere qualcuno senza potergli fornire casa, pane e vestito? E’ umanamente accettabile non garantirgli l’ambito vitale per un’esistenza condotta con soggettività e dignità?
La Stampa, 27 aprile 2008

Non solo responsabili di crimini o vittime di incidenti sul lavoro, non solo campioni sportivi o personaggi dello spettacolo, ma molto più spesso e quotidianamente normali compagni di scuola, colleghi di lavoro, fornitori di servizi, ristoratori, badanti... Anche in Italia la presenza di stranieri di prima o seconda generazione è ormai fenomeno attestato, anche se con percentuali ancor ben lontane da quelle di altri paesi europei come la Francia e la Germania. Ed è alla luce dell’esperienza maturata qui da noi e negli altri paesi dell’Europa occidentale che è possibile cercare di discernere come è avvenuto e come avviene l’incontro tra gli autoctoni e gli stranieri: si tratta di approcci e di tappe diverse che sovente, più che succedersi in ordine cronologico, si intrecciano e coesistono.

Una prima tipologia di rapporto è quella della assimilazione, in cui l’incontro con lo straniero tende ad assimilarlo alla comunità che lo accoglie: il nuovo arrivato è sollecitato a comportarsi in tutto come i cittadini della società ospitante. Quando va al di là del doveroso rispetto per la legge “uguale per tutti” e investe anche comportamenti e abitudini lecite anche se non usuali, il rapporto retto dall’idea dell’assimilazione è in realtà espressione di rifiuto e di esclusione dell’altro perché postula un incontro che nega la differenza. Vedo lo straniero così differente da me da non poter condividere con lui il mio spazio vitale, salvo che lui diventi simile a me, assuma il mio modo di vivere, la mia cultura, la mia storia e mantenga per sé solo minime differenze marginali. Un’accoglienza che miri all’assimilazione si nutre di una logica escludente, non è accoglienza autentica dell’alterità irriducibile del diverso.

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