Chiesa, la Parola al centro
di ENZO BIANCHI
Si apre oggi a Roma il sinodo dei vescovi: per una ventina di giorni vescovi e cardinali di tutto il mondo, esperti, osservatori ecumenici si confronteranno
Si apre oggi a Roma il sinodo dei vescovi: per una ventina di giorni vescovi e cardinali di tutto il mondo, esperti, osservatori ecumenici si confronteranno sul ruolo della “Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, cioè sulla linfa che alimenta sia la compagine ecclesiale che il suo messaggio agli uomini e alle donne del nostro tempo. E’ un appuntamento che sarebbe sbagliato considerare come riguardante esclusivamente la chiesa cattolica: questo ritornare al luogo privilegiato in cui Dio entra in dialogo con il credente, questo riandare alle radici della fede cristiana per trovare antiche e nuove risposte su Dio implica infatti anche il rendersi conto della drammaticità dell’attuale clima culturale in cui l’uomo contemporaneo pare essere non solo senza Dio, ma anche senza l’uomo e in cui sempre più persone si muovono smarrite nell’assenza di certezze, respirano un assurdo caratterizzato non tanto dal non-senso, quanto dall’isolamento reciproco degli innumerevoli sensi, dall’assenza di un senso che li orienti, dalla mancanza del “senso del senso”.
Come già lo strumento di lavoro messo a disposizione dei partecipanti e frutto di un’ampia consultazione, anche la riflessione sinodale terrà come bussola la Costituzione dogmatica che il Vaticano II ha dedicato alla parola di Dio (Dei Verbum). Secondo il concilio, è la Parola che assume il ruolo unificante degli ambiti essenziali della vita della Chiesa: nella liturgia le Scritture “fanno risuonare … la voce dello Spirito santo” e per mezzo di esse “Dio viene … incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con loro”; la predicazione “dev’essere nutrita e regolata dalla sacra Scrittura”; la teologia deve basarsi “sulla Parola di Dio come fondamento perenne” e lo studio della Scrittura dev’essere “come l’anima della teologia”; e anche la vita quotidiana dei fedeli dev’essere segnata dalla frequentazione assidua e orante della Scrittura. Ora, poiché al cuore del cristianesimo non sta un libro ma la persona vivente di Gesù Cristo, la bibbia stessa si presenta come un un insieme di libri che richiedono una lettura sapiente, un’interpretazione capace di condurre all’incontro con colui che i cristiani considerano la “parola” definitiva di Dio all’umanità. Questo ricentramento della chiesa attorno alla parola di Dio, che le Scritture contengono ma non esauriscono, non potrà che stimolare il dialogo interno alla compagine ecclesiale e liberarlo sia dai rischi di un’interpretazione fondamentalista del testo, che da una deriva individualistica o da un’abdicazione dai principi evangelici per assecondare mode e tendenze estranee al messaggio cristiano.
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Pubblicato su: La Stampa