La rivelazione che ci fa vedere con occhi diversi
di ENZO BIANCHI
Non dimentichiamo che la Scrittura, autentica “lettera di Dio agli uomini”, è data per essere vissuta e obbedita: vivere la Parola
Vorrei raccomandare l’antica tradizione della lectio divina: la lettura assidua della Scrittura santa, accompagnata dalla preghiera, realizza il colloquio intimo con Dio, che noi ascoltiamo quando leggiamo e a cui rispondiamo nella preghiera con un cuore aperto e fiducioso. Questa prassi, se efficacemente promossa, apporterà alla chiesa una nuova primavera spirituale.
Per accogliere questo invito di papa Benedetto XVI, citato anche nello Strumento di lavoro per il prossimo Sinodo dei vescovi su «La Parola di Dio nella vita e nella missione della chiesa» (Roma, 5-26 ottobre 2008), occorre innanzitutto aver chiaro che cosa sia la Scrittura, la Bibbia, quell’insieme di libri che costituiscono «il Libro» per eccellenza.
Da sempre Dio ha alzato il velo su di sé per manifestare la propria volontà ed entrare in alleanza con noi uomini. E si è rivelato attraverso la sua Parola che, accolta dai credenti nel loro cuore, porta frutti di vita piena e di comunione. Ma per rivelarsi compiutamente Dio ci ha fatto il suo dono più grande e definitivo, quello di suo Figlio (cf. Eb 1,1-2), la Parola che nella pienezza dei tempi si è fatta carne, uomo (cf. Gv 1,14). Sì, Gesù Cristo è la Parola di Dio in quanto Figlio capace di compiere una narrazione definitiva del Padre: «Dio nessuno l’ha mai visto, ma il Figlio unigenito lo ha raccontato» (Gv 1,18). La Bibbia dunque, nella sua unità di Antico e Nuovo Testamento, è il documento che testimonia l’evento complessivo della rivelazione; è un segno scritto che, interpretato nella fede e «alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta» (Dei verbum 12), ci guida a scoprire la Parola che Dio rivolge a ciascuno di noi oggi; ci guida all’incontro con Gesù Cristo, colui che è la chiave ultima per aprire la Scrittura.
Pubblicato su: Avvenire