Un sinodo per camminare insieme

Villa Clerici Milano
LELLO SCORZELLI, Concistoro
La Stampa, 2 novembre 2008
di ENZO BIANCHI
Si è potuto constatare come, quarant’anni dopo il Vaticano II, c’è stata una ricezione della proposizione della parola di Dio nella chiesa, del suo primato e della sua centralità

La Stampa, 2 novembre 2008

“Quelli della via”: così, prima ancora di ricevere il nome di cristiani, vennero chiamati i primi credenti in Gesù Cristo quale Messia e Figlio di Dio, morto in croce ma risuscitato da Dio. Espressione per noi enigmatica, ma anche molto evocatrice: i cristiani sono quelli che hanno una “via”, un comportamento specifico, ma sono anche quelli che camminano sulle vie del mondo, e camminano insieme. Proprio questo “camminare insieme” ha portato i cristiani a vivere delle assemblee chiamate “sinodi” (da syn-odos), “strada fatta insieme”, fin dai tempi in cui le chiese conoscevano ancora la persecuzione, l’ostilità dell’impero romano.

Quando deve affrontare grandi questioni, rispondere a domande, leggere crisi e divisioni, la Chiesa ricorre sempre a questa forma di ascolto, di dialogo e di confronto che è il sinodo o concilio. Ma è solo successivamente all’indizione dell’ultimo concilio, il Vaticano II, che Paolo VI volle istituire un sinodo ordinario dei vescovi da celebrarsi ogni tre anni.

Chiamato da Benedetto XVI come esperto, ho partecipato al sinodo sulla parola di Dio appena conclusosi e, nelle tre settimane passate in Vaticano, ho potuto tentare di leggere la chiesa oggi nel mondo e di vedere l’assemblea lavorare e pervenire ad alcune significative acquisizioni non solo per la vita dei cattolici nella chiesa, ma anche per la società in mezzo ai quali i cristiani vivono come concittadini capaci di dare un contributo all’umanizzazione.

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