Quando Gesù risorgeva il sabato

Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri - studio per la porta della Resurrezione - Roma
IGOR MITORAJ, Cristo Risorto
La Stampa, 12 aprile 2009
di ENZO BIANCHI
I cristiani non dovrebbero mai dimenticare che la risurrezione di Gesù da morte, la vittoria dell’amore vissuto da Gesù sulla morte sofferta in croce è lo specifico della loro fede

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La Stampa, 12 aprile 2009

Gli eventi e le immagini di dolore e di morte che hanno accompagnato questa settimana santa hanno tragicamente obbligato i cristiani a interrogarsi sul senso della propria fede e sulla autenticità della propria testimonianza dell’amore più forte della morte. E, in piena solidarietà con chi non professa la fede cristiana, il credente ha anche potuto discernere in sé e attorno a sé il significato del vivere e del morire, la forza lacerante della sofferenza, lo slancio generoso della solidarietà umana, la violenza cieca che può annientare la speranza e obnubilare la ragione ma anche destare in ciascuno il bene che lo abita.

Sì, vivere e celebrare la passione, morte e risurrezione di Gesù al cuore di un’esperienza di dolore così grande può essere occasione per rivisitare ciò che è alla radice delle festività pasquali e che l’abitudine ci porta purtroppo a scordare. Ora, per i cristiani il triduo pasquale che culmina con la domenica di risurrezione dovrebbe essere un tempo decisivo per la propria fede, da viversi non solo come “precetto”, ma soprattutto come celebrazione di ciò in cui si crede: i cristiani non dovrebbero mai dimenticare che la risurrezione di Gesù da morte, la vittoria dell’amore vissuto da Gesù sulla morte sofferta in croce è lo specifico della loro fede, l’unico vero debito che esso hanno verso gli altri uomini.

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