Benedetto XVI sul crinale del monte Nebo

DANIEL LIFSCHITZ, Gerusalemme città santa
DANIEL LIFSCHITZ, Gerusalemme città santa
La Stampa, 10 maggio 2009
di ENZO BIANCHI
Dal monte Nebo alla moschea di Amman, viene dal papa un invito a non lasciare che le menti si restringano

La Stampa, 10 maggio 2009

Sul monte Nebo – là dove “Mosè, servo del Signore, morì sulla bocca del Signore” dopo aver contemplato la terra tanto attesa e aver sperimentato al contempo l’impossibilità a procedere oltre – è simbolicamente iniziato il pellegrinaggio di papa Benedetto XVI in Terrasanta. Un monte che è crinale tra la possibilità di intravedere ciò che si spera e la consapevolezza che saranno altri a godere del futuro per il quale tanto si è lavorato. Un crinale rivelatosi tale per Mosè, ma emblematico per ogni generazione: a ciascuno nella propria vita è dato di giungere a un punto in cui coglie l’aprirsi di un nuovo futuro – promesso, atteso, ricercato, invocato, progettato – e constata che questo orizzonte è più grande, è “oltre” il cammino che ogni uomo può compiere. “Sappiamo – ha sottolineato il papa – che, come Mosè, non vedremo il pieno compimento del piano di Dio nell’arco della nostra vita. Eppure abbiamo fiducia che, facendo la nostra piccola parte, nella fedeltà alla vocazione che ciascuno ha ricevuto, contribuiremo a rendere diritte le vie del Signore e a salutare l’alba del suo Regno”.

In questa ottica il papa ha voluto collocare il suo viaggio su tre livelli, in stretta connessione tra loro e con la ricerca della pace: tre dimensioni che non coincidono con le tre religioni professate in quei luoghi, ma che in esse trovano radici e si intersecano. La dimensione della preghiera, innanzitutto, con la sua capacità di incidere sulla storia, di provocare ciò che invoca e, quindi, di affrettare e illuminare il cammino verso la giustizia e la pace. Poi il fare appello alla coscienza, il saper educare, “condurre fuori” il meglio che ciascuno essere umano ha dentro di sé, così da favorire la ricerca della verità e l’edificazione della comunità umana. La terza dimensione consiste infine nel “parlare alla ragione” e nel favorire così il discernimento di ciò che è bene per sé e per gli altri, condizione indispensabile per costruire la pace.

Pubblicato su: La Stampa